C'era una volta una valle
(una favola politica)

Michele Castellano


C’era una volta una valle racchiusa fra le montagne. Una bellissima valle, con una vasta parte centrale sostanzialmente pianeggiante, e. su tre lati, un lento sviluppo di colline, di altezza crescente, con ampi altopiani, che conducevano in lontananza a montagne non grandiose, ma sufficienti ad isolare questa parte dal resto del mondo. Il quarto lato era invece un diretto precipizio dalle vette piu’ alte al fondo della valle, attraverso canaloni, ghiaioni, e scarpate di difficilissima percorrenza. Solo ad una media altezza, vi erano dei pascoli, raggiungibili comunque con difficolta’.
La gente che ci viveva portava avanti un’esistenza lenta, quasi monotona.
La valle non offriva molto, ma abbastanza da soddisfare i bisogni fondamentali, anche se a prezzo di un lavoro piuttosto duro. La parte centrale della valle era coltivata in modo sufficientemente intensivo, ma la produzione agricola era limitata dalla carenza di acqua per l’irrigazione, che, a parte le regolari piogge annuali, derivava solo da alcuni pozzi nella parte piu’ bassa della valle, da cui, comunque, non si poteva estrarre una grande quantita’ di acqua, perche’ la falda era di portata limitata. Una rete di canali e tubazioni portava l’acqua dei pozzi a quasi tutta la parte bassa della valle, fino ai primi pendii delle colline, permettendo una difficile coltivazione di grano ed ortaggi anche su questi leggeri pendii. Gli altopiani che seguivano i primi pendii, erano sostanzialmente dedicati al pascolo di greggi di pecore. Le colline piu’ elevate erano coperte di boschi, da cui si otteneva un ottimo legname per le costruzioni, frutti di bosco, funghi, castagne, che servivano a variare e completare la dieta di tutti. Nei boschi, poi, trovava rifugio una buona quantita’ di selvaggina, la cui moderata caccia integrava la disponibilita’ di animali da cortile e maiali, oltre a qualche vitello, perche’ non poteva esserci un allevamento bovino di intensita’, per la mancanza di una quantita’ adeguata di foraggio.
Di tanto in tanto, tra la popolazione della valle si creavano momenti di tensione, che sfociavano anche in atti di violenza. Nonostante i pozzi dell’acqua fossero considerati di proprieta’ comune, i possessori dei campi adiacenti ai pozzi stessi vedevano di cattivo occhio l’obbligo di fornire una parte dell’acqua ai campi piu’ lontani, con il costo di dover mantenere in funzione il sistema di pompe a vento che permettevano all’acqua di raggiungere anche le pendici delle colline. Negli anni piu’ siccitosi, quando la disponibilita’ dell’acqua dei pozzi poteva rappresentare la differenza tra un raccolto sufficiente a sfamare le famiglie e la fame, non erano infrequenti scontri violenti, con taglio delle tubazioni da una parte, ed incursioni di rapina alle scorte di messi dall’altra.
Era comunque una vita molto dura, al limite della sopravvivenza, ma all’interno della valle erano perlomeno al sicuro da invasioni esterne, anche se il prezzo da pagare era una limitazione forzata della natalita’, con la mortalita’ infantile strettamente collegata alla disponibilita’ annuale di cibo. Creare scorte negli anni migliori, per poter superare quelli di carestia senza troppi danni, era difficile, perche’ significava dover privarsi di qualcosa in previsione di un futuro che non era noto, con il rischio di vedersele portar via da qualche razzia da parte di gente molto piu’ affamata.
Queste situazioni avevano condotto, nel corso del tempo, ad aggregazioni di persone per una migliore difesa dei propri beni. In particolare chi viveva vicino ai pozzi, aiutati anche dalla relativa vicinanza dei rispettivi campi, avevano formato una forte alleanza, arrivando anche a recintare delle zone, sorvegliate da tutti a turno, in cui venivano raccolti i surplus di messi degli anni migliori. Quelli che abitavano sulle colline, molto piu’ dispersi, non avevano un’organizzazione simile, ma spesso diverse famiglie si accordavano per effettuare spedizioni di razzia nelle terre basse.
In realta’, nonostante quello che agli abitanti della valle poteva sembrare individualmente, la vita scorreva piuttosto monotona.
Un giorno, uno dei tanti giorni anonimi uguali a tutti gli altri, due ragazzi che guidavano un gregge di pecore sui pascoli estivi che lambivano le erte pendenze delle montagne che erano i limiti, e nello stesso tempo la protezione, della valle, spingendosi fino ai pochi pascoli che erano presenti nella parte piu’ ripida, trovarono una pozza d’acqua sorgiva che non esisteva l’anno precedente.
Furono meravigliati della scoperta, e contenti di poter abbeverare il gregge con maggiore facilita’. Ma la notizia non venne diffusa, perche’ non sembrava essere di alcuna importanza, ed il percorso delle greggi non era nemmeno quello solito. Si erano avventurati in terreni normalmente evitati perche’ poveri di pascolo e di difficile percorrenza.
L’anno sucessivo, un anno in cui le piogge avevano avuto una distribuzione temporale molto diseguale, per cui le greggi erano particolarmente assetate, i due ragazzi tornarono di proposito allo stesso posto, con la speranza di poter alleviare il problema dei loro armenti, e trovarono che la pozza era ormai diventata una specie di laghetto, con l’acqua che defluiva attraverso una spaccatura della roccia e precipitava a valle come un piccolo rivolo.
Tornati al villaggio, raccontarono entusiasti di come avevano salvato il gregge, e della nuova sorgente di acqua che sembrava ormai ben stabilizzata. Il loro villaggio era pero’ uno dei piu’ marginali, nella valle, per cui la notizia si diffuse nelle altre zone con enorme lentezza.
Tanto che quando, alcuni mesi dopo, in un villaggio posto alla base del dirupo che rappresentava la chiusura della valle da quel lato, improvvisamente incomincio’ a scorrere un rivolo d’acqua, proveniente dalle zone impervie a monte del villaggio stesso, nessuno pote’ fare una correlazione tra i due eventi.
Fu solo l’anno sucessivo, quando il rivolo era ormai diventato un flusso molto consistente, al livello di un piccolo torrente nel suo periodo di piena, che la correlazione pote’ essere fatta e l’origine del nuovo flusso d’acqua essere completamente capito.
Nel frattempo il flusso si era ingrossato e aveva guadagnato terreno nel suo cammino a valle, fino a raggiungerne il fondo. Li’, nella pianura centrale, quel rivolo d’acqua fu considerato inizialmente solo un fastidio.
Col passare del tempo, l’aumento dell’acqua creo’ pero’ una grossa pozza nella parte piu’ bassa della valle. Questa pozza crebbe di dimensioni giorno dopo giorno, e il proprietario della terra su cui la polla stava crescendo cerco’ di sfruttarla, distribuendo l’acqua su tutti i suoi campi limitrofi.
La cosa funziono’ perfettamente, e grazie alla ricca irrigazione, quel pezzo di terra frutto’ grossi guadagni al suo proprietario.
Questo fu l’inizio di una lunga discussione. L’argomento della quale era la possibile proprieta’ comune della nuova sorgente d’acqua, e in particolare la sua relazione con i pozzi esistenti.
Nel corso dell’anno in cui l’acqua incominciava a depositarsi in modo significativo sul fondo della valle, questi argomenti di discussione occuparono praticamente tutto il tempo libero degli abitanti, senza che riuscissero ad arrivare ad una qualche risoluzione.
Intanto l’acqua continuava ad aumentare, e nella primavera sucessiva, tutta la parte piu’ bassa della valle risultava allagata, impedendo, tra l’altro, l’uso dei normali pozzi artesiani.
I proprietari dei campi ricoperti dall’acqua non erano pero’ preoccupati da questo aspetto, visto che potevano utilizzare una sorgente d’acqua piu’ facilmente disponibile.
Costruirono degli argini per separare la parte che volevano coltivare da quella invasa dall’acqua, avendo comunque a disposizione un serbatoio di irrigazione senza apparente fine. La produzione di ortaggi (tipica dei piccoli orti del fondo della valle) crebbe a dismisura, soddisfando per la prima volta in modo completo le necessita’ della popolazione, ed arricchendo in modo significativo i proprietari di quegli orti.
L’anno successivo, molte altre persone, proprietarie di piccoli campi nel fondo valle, che nel passato dovevano pagare a caro prezzo la possibilita’ di ottenere acqua dai pozzi artesiani, alzarono argini intorno alle loro proprieta’, e usarono l’acqua che era ormai gratuita, per sfruttare al massimo la possibilita’ di produzione dei loro orti.
La disponibilita’ di ortaggi sul mercato crebbe a dismisura, e presto si ebbe un crollo dei prezzi. Chi aveva dovuto spendere molto per alzare argini considerevoli, non riusciva a rifarsi della spesa, ed era sul livello del fallimento.
Per alcuni anni si susseguirono grandi arricchimenti e improvvisi crolli finanziari, ovviamente limitati al livello dei possessori degli orti della parte bassa della valle.
Nel frattempo, alcuni di quelli che avevano visti aumentare le proprie entrate grazie alla grossa disponibilita’ di acqua, e che possedevano anche terreni sui primi falsopiani che circondavano la parte bassa, decisero che poteva essere piu’ produttivo cercare di investire il proprio denaro nello sviluppo di questi terreni piu’ sopraelevati, pompando acqua, in modo ormai semplice, per ottenere una produzione di cereali almeno doppia di quella precedente.
L’operazione ebbe un grande successo, e ben presto l’intero altopiano successivo alle prime colline divenne un granaio per tutta la valle.
I proprietari di questi terreni incominciarono ad avere bisogno di molte persone che curassero sia il processo di irrigazione (costruzione e manutenzione delle pompe), sia per il lavoro nei campi, poiche’ l’alta resa, ottenuta grazie alle nuove condizioni di irrigazione, richiedeva un maggior numero di manodopera.
In modo quasi naturale, chi aveva perso la proprieta’ dei campi perche’ allagati in modo irrecuperabile, o anche semplicemente perche’ ridotto in miseria da investimenti sbagliati, e costretto a vendere i propri campi, si trovo’ disponibile per un lavoro subalterno presso chi aveva bisogno di manodopera.
Dal punto di vista macroeconomico, cioe’ dal punto di vista dell’intera valle, si ebbe un periodo di incremento del benessere medio, anche se alcune persone dovettero pagare in modo ecessivo il cambiamento della vita. Molti che erano proprietari di campi, si trovarono ad essere stipendiati per curare ed ottimizzare la produzione di campi di proprieta’ di altri, e spesso la vita in queste condizioni, non era piacevole.
Nel giro di pochi anni, pero’, il flusso di acqua aumento’ tanto da rendere sempre piu’ difficile mantenere in efficienza il sistema di argini intorno agli orti. Il livello dell’acqua nel fondo della valle aumentava continuamente, ed ormai nessun orto riusciva a contenere facilmente le continue perdite degli argini.
Rapidamente tutti quelli che possedevano solo terre nella parte piu’ bassa della valle si trovarono espropriati delle loro proprieta’.
Cosi’, mentre chi, approfittando della disponibilita’ apparentemente infinita di acqua, sviluppava la produzione agricola sugli altopiani che rappresentavano la parte maggiore della valle stessa, un numero sempre crescente di piccoli proprietari terrieri del fondo della valle si ritrovava senza piu’ alcuna proprieta’,
La richiesta di manodopera dei primi, conbaciava bene con la necessita’ di lavoro dei secondi. E una rivoluzione silenziosa incomincio’ ad avvenire.

Non tutti pero’ accettarono la nuova situazione. Alcuni, dopo aver cercato, inutilmente, di suscitare un movimento di opinione a proprio vantaggio, decisero di agire direttamente.
In quattro o cinque, tra i piu’ danneggiati dalla nuova situazione, si arrampicarono, senza farsi scorgere, sul pendio roccioso da cui precipitava a valle l’ormai notevole flusso d’acqua. Risalendo con grande fatica l’erto pendio, riuscirono a trovare una strettoia attraverso cui l’acqua doveva passare, racchiusa tra pareti piuttosto ripide. Con un faticosissimo lavoro, che richiese diversi giorni, riuscirono a far franare le pareti della strettoia, bloccando completamente il flusso d’acqua verso valle.
Sempre attenti a non farsi notare, tornarono poi alle loro case.
Il giorno successivo, la scomparsa di quello che ormai era diventato un fiumiciattolo che alimentava un piccolo lago suscito’ grande scalpore tra la popolazione della zona. Alcuni, non di quelli che avevano partecipato al sabotaggio, si dichiararono in fin dei conti contenti di quello che era successo, supponendo che fosse dovuto all’intervento di un qualche dio (ognuno aveva il suo dio preferito) per eliminare un evento assolutamente innaturale.
Molti non sapevano cosa pensare, sembrando loro che l’intervento di un dio fosse una spiegazione totalmente fuori luogo, oltretutto per un effetto che sembrava molto naturale, e non sapevano inoltre decidere se la nuova situazione fosse un bene o un male.
Ma la maggior parte della popolazione era angosciata dalla novita’. Dio o non dio, quello che vedevano era la scomparsa di una serie di vantaggi su cui avevano incominciato a far conto, e, cosa ancor piu’ importante, della speranza di un futuro benessere basato sui programmi di sfruttamento della sorgente d’acqua che, a diversi livelli, ognuno aveva incominciato a fare.
La discussione divenne molto accesa, anche se interessava solo chi viveva in vicinanza del fondo della valle. Per la prima volta, nella storia di questa comunita’, si sentirono parole forti, di gente decisa ad imporre la propria volonta’ su quella degli altri anche con la forza. Il problema piu’ grosso era pero’ che nessuno sapeva realmente cosa fare.
Un gruppo di persone torno’ a verificare la situazione della sorgente, sui pascoli alti della zona piu’ difficile. Poterono solo verificare che la sorgente continuava ad emettere acqua, con una portata perfino superiore a quella vista in precedenza, ma la difficolta’ del percorso, impedi’ loro di capire cosa succedesse all’acqua che comunque precipitava verso valle.
Il normale assorbimento del terreno, ed il massiccio uso di pompe per portare l’acqua nei terreni piu’ alti, stava ormai prosciugando il piccolo lago. La cosa rendeva sempre piu’ esagitata la parte di popolazione che da questo approvvigionamento d’acqua ricavava il suo sostentamento, e diversi tumulti si erano ormai sviluppati per accuse di derivare una maggiore quantita’ d’acqua rispetto a quella degli altri.
Chi aveva interrotto il flusso d’acqua incominciava invece a pensare di essere riuscito a riportare la situazione a come era in precedenza, e riprese a considerare come riaprire lo sfruttamento dei vecchi pozzi artesiani, che lentamente stavano riemergendo dalle acque in lenta ritirata.
Un giorno, pero’, si udi’ un rombo molto forte, seguito da una successione di “esplosioni”, di intensita’ decrescente. Dopo circa un’ora da questi effetti sonori, una valanga d’acqua precipito’ lungo il percorso del vecchio rivolo.
La violenza dell’afflusso, e la quantita’ di acqua che arrivava, travolse ogni argine che proteggeva i campi. Alla fine, tutto il fondo della valle era ormai un unico lago di dimensioni doppie di quello che si era avuto in precedenza, e l’afflusso d’acqua sembrava ancora aumentato.
Ci furono un paio di anni di grosse difficolta’ alimentari, per la perdita degli orti piu’ produttivi. Per garantire una adeguata produzione di ortaggi, nuovi orti dovettero essere creatii sugli altopiani, in concorrenza con la crescente economia del grano, e sempre piu’ dipendenti dalla rete di distribuzione dell’acqua.
Dal punto di vista sociale si crearono sempre maggiori divisioni tra chi vedeva il proprio reddito aumentare, e chi non aveva piu’ nessun mezzo di sostentamento autonomo, e dipendeva dalla possibilita’ di trovare un lavoro alle dipendenze di altri.
La vecchia abitudine di solidarieta’ tra concittadini incominciava a scomparire, sostituita da una filosofia di indipendenza, e responsabilita’ individuale.
Il fallire nella propria attivita’ non era piu’ considerata condizione per un intervento di solidarieta’, ma come piuttosto una colpa, che richiedeva una espiazione.
Negli anni sucessivi, lo sviluppo dei primi livelli di colline, e dell’altopiano ad esse collegato avvenne a ritmo intensissimo, con ogni anno che vedeva nuovi campi in produzione, e la parte commerciale non era da meno, con vivacissime compra-vendite dei terreni interessati.
Un ristretto numero di famiglie emersero rapidamente da quel caotico periodo iniziale. Erano state le piu’ attente all’evoluzione, o forse semplicemente le piu’ fortunate, ma nelle loro mani caddero le proprieta’ della maggior parte dei terreni produttivi.
L’intera economia della valle cambio’ totalmente aspetto. La disponibilita’ ampia di cibo, anche se la distribuzione dello stesso era molto lontana da risultare paritaria, rendeva possibile l’inizio di attivita’ semi-industriali, cioe’ qualcosa di piu’ di una semplice bottega artigiana, grazie anche, e sopratutto, alla disponibilita’ di manodopera salariata.
Nel frattempo il piccolo lago era diventato un grande lago, che occupava totalmente la parte bassa della valle. Le prime propaggini delle colline erano ormai lambite dalle acque, e nuovi insediamenti urbani avevano forzatamente dovuto essere stabiliti su queste colline, poiche’ ormai la parte bassa della valle era totalmente inabitabile.
Questi nuovi insediamenti tenevano conto anche dell’esistenza del lago. Ogni cittadina prevedeva almeno un pontile per l’attracco delle barche che, sempre piu’ numerose, solcavano il lago incrementando i commerci tra le diverse parti della valle.
Fu l’inizio di un lungo periodo di benessere, con uno sviluppo continuo di nuove idee, di imprese che nascevano ogni giorno, di nuove ricchezze inventate da nuovi modi di gestire la realta’, che si presentava per i piu’, in una versione sempre piu’ rosea.
Quasi invisibili in questa realta’ positiva, vi erano pero’ le realta’ di chi risultava perdente, nella lotteria in cui il mondo sembrava essersi identificato.
Ma erano pochi, e facilmente etichettabili come perdenti. Diverse organizzazioni con dichiarato fine di supporto agli emarginati nacquero e prosperarono, senza che gli emarginati stessi potessero notare un grande cambiamento nel proprio livello di vita.
Fu un periodo d’oro. Certo, vi fu chi dovette penare molto, ma mediamente, il livello di vita dell’intera popolazione della valle si innalzo’ di molto, almeno in riferimento ai consumi in generale.
Questo periodo di benessere duro’ diversi anni, durante i quali si ebbero anche molte innovazioni, rese possibili dall’aumentata produzione di cibo, che permetteva ad un numero maggiore di persone di dedicarsi alla ricerca, sia alla ricerca cosiddetta “di base” senza cioe’ diretti obiettivi aplicattivi, sia alla ricerca applicata.
I risultati furono evidenti a tutti.
Le vecchie pompe a vento vennero migliorate in modo quasi incredibile, fornendo una sorgente di energia meccanica che poteva essere usata in molti modi, e l’ingegno umano ne scopriva di nuovi continuamente. Lo sfruttamento dell’energia solare per il riscaldamento dell’acqua fu un altro grosso risultato, che insieme alle pompe permise, perlomeno ai piu’ facoltosi, di disporre di acqua corrente calda nelle case. In ogni caso, anche per persone di piu’ moderato reddito, l’acqua direttamente in casa non era piu’ una stranezza, e gli scaldabagni ad energia solare si stavano diffondendo sempre piu’. Lo studio teorico dei venti, inizialmente legato solo al miglioramento dell’efficienza delle pompe, porto’ all’invenzione delle vele mobili che rese sempre piu’ facile e meno faticoso il trasporto di merci via acqua.
Ma fu nel campo dell’agricoltura che si ebbe l’evoluzione maggiore. La disponibilita’ dell’acqua aveva aperto all’agricoltura le grandi distese degli altopiani, e reso possibile studi di ibridizazzione ed incroci di sementi. Una nuova generazione di prodotti venne resa disponibile, di molto maggiore resa. Come sempre, comunque, il segreto era una maggiore necessita’ di acqua.
La disponibilita’ quasi infinita di acqua, insieme alla maggiore efficienza delle pompe, rendeva anche economico l’irrigazione di semplici pascoli, nelle zone collinari superiori, nel passato piuttosto penalizzati dalla natura siccitosa della valle.
Pascoli piu’ produttivi significava maggiore abbondanza di armenti al pascolo, e lentamente una economia di allevamento intensivo incomincio’ a svilupparsi.
In pochi anni la disponibilita’ di carne a prezzi moderati crebbe a dismisura, tanto da dare origine ad un altra di quelle “oscillazioni” gia’ verificate con la produzione di ortaggi prima e di grano poi: una qualche innovazione portava la produzione a livelli altissimi, per cui il prezzo crollava, e quindi non vi era piu’ interesse a produrre. La sucessiva carenza riportava in alto i prezzi, e quindi facendo ripartire la produzione.
Le migliori menti della valle avevano cercato invano di trovare una soluzione che permettesse di mantenere prezzi e produzione in equilibrio, ma senza alcun successo.
In campo sociale, furono anni di grandi cambiamenti.
La struttura semi-comunitaria delle origini era ormai uno sbiadito ricordo. Il lavoro salariato era ormai la norma. Non solo chi aveva perso i propri terreni invasi dall’acqua, ma ormai sempre piu’ persone che non riuscivano a far fruttare la propria proprieta’ in modo concorrenziale con altri decidevano di vendere tutto e di offrirsi per un lavoro salariato, con sicuramente meno aspirazioni, ma anche con meno insicurezze.
E di lavoro salariato ve ne era un gran bisogno, perche’ molte erano le idee e le ambizioni non solo di benessere, ma anche semplicemente di lasciare un’impronta della propria attivita’. Nuove imprese nascevano ogni giorno, anche se quasi altrettante fallivano, con il loro strascico di sofferenze.
La facilitazione dei trasporti da una parte all’altra della valle permessa dalla presenza del lago e dall’invenzione delle barche a vela regolabile, aveva anche introdotto enormi modificazioni nella struttura commerciale della valle, anche se inizialmente questi effetti non erano completamente visibili.
In realta’ ormai ogni punto della valle poteva venire raggiunto da prodotti agricoli e manufatti originari di ogni altra parte della valle stessa con solo un piccolissimo sovrapprezzo per il trasporto, reso ora estremamente facile ed economico. La valle stava diventando un’economia unica, senza piu’ alcuna differenza da zona a zona. Stessi prodotti e stessi prezzi dovunque. E sempre piu’ spazio per lo sviluppo di monopoli totali, gruppi di persone che erano in grado di controllare totalmente la produzione e distribuzione di alcuni prodotti.
Ma erano anni d’oro, e le lamentele erano sempre limitate, perche’ ogni anno il livello medio di benessere aumentava, ed i lamenti di chi era invece sconfitto, spesso anche per propria responsabilita’, era soffocato dall’entusiasmo di chi vedeva ogni giorno migliore del precedente.
Passarono gli anni, passarono due generazioni, con i loro problemi, le lotte per supremazie spesso effimere, con singole tragedie, ma sostanzialmente con un regolare aumento del tenore di vita medio.
Alcune tensioni incominciarono ad aumentare, con la continua crescita della differenza di reddito tra le famiglie proprietarie e la popolazione di salariati. Incominciarono a nascere organizzazioni di solidarieta’ per difendere gli interessi dei piu’ deboli, che non potevano farlo individualmente. La politica, che era sempre stata presente, ma nascosta e considerata una spiacevole necessita’, incomincio’ a rappresentare un elemento fondamentale nella regolazione dei conflitti, ufficiali e meno ufficiali, la cui frequenza era in continua ascesa.
Alcune persone, tipicamente benestanti, incominciarono a dedicare alla politica una parte considerevole del proprio tempo, fino a farne una vera e propria professione.
Nel corso degli anni, molti incominciarono a seguire la strada politica fin da giovani, senza avere una attivita’ alternativa. Questo aspetto fu visto con qualche sospetto, in quel poco che rimaneva di attivita’ collettiva nella valle, ma fu considerato, almeno per il momento, di non particolare pericolo, rispetto al vantaggio che poteva portare la disponibilita’ di persone esperte nell’arte della mediazione, che della politica e’ la base.
L’organizzazione di comando della nuova societa’ della valle veniva completamente stravolta rispetto alla vecchia organizzazione semi assembleare. Ora la delega ai professionisti della politica era la norma, anche se sempre piu’ spesso si avevano intrecci tra politica e proprieta’.
Mentre tutte queste trasformazioni avvenivano piu’ o meno lentamente nella societa’ della valle, il livello delle acque continuava a salire.
Una volta allagata tutta la parte centrale della valle, non vi furono effetti visibili dell’aumento del livello delle acque, poiche’ rimaneva apparentemente lo stesso lago, dato che vi erano pendii abbastanza ripidi, prima di arrivare agli altopiani.
Ma lentamente, anno dopo anno, il livello saliva.
Qualcuno si accorse del fenomeno, e cerco’ di estrapolare l’andamento negli anni sucessivi, arrivando ad un completo allagamento della valle stessa in una decina di anni, ma questo allarme venne sostanzialmente ignorato, perche’ ritenuto sostanzialmente fantasioso.
Pero’ dopo pochi anni divenne evidente che il livello delle acque saliva sistematicamente, ed ad un ritmo crescente. Ormai il bacino rappresentato dalle colline iniziali che separavano il fondo della valle dagli altopiani si stava rapidamente riempendo.
Mentre ancora si stava discutendo se il fenomeno fosse reale o meno, i campi piu’ bassi degli altopiani incominciarono ad essere sommersi dalle acque crescenti.
La cosa non portava nessuna conseguenza pratica immediata, ma l’effetto psicologico sulla popolazione fu abbastanza forte. Qualcuno incomincio’ a sentirsi in pericolo, ed i vecchi avvertimenti, fino ad allora ignorati, furono ripresi, con molta maggiore enfasi.
A tanta paura sull’evolversi della situazione, non corrispondeva pero’ un adeguata capacita’ di proporre soluzioni.Vi era sostanzialmente un gran parlare senza alcuna vera proposta concreta. E questo era reso possibile dal fatto che comunque le cose andavano avanti benissimo, senza alcun limite posto dalla crescita delle acque. Anzi, se alcuni campi nelle parti basse degli altopiani erano stati persi, diventava invece piu’ facile portare l’acqua nelle parti piu’ alte della valle, con incremento dei pascoli, e quindi degli allevamenti di bovini ed ovini. Questo significava piu’ carne a prezzi piu’ bassi, e tutti erano contenti.
Pero’ chi possedeva i terreni nelle parti piu’ basse degli altopiani incominciava a sentirsi insicuro, e a temere per il proprio futuro benessere. Ci furono molte discussioni tra le persone piu’ interessate, il cui numero cresceva di mese in mese.
Alla fine si decise di agire in quelche modo, quando ormai l’acqua incominciava a sommergere buona parte dei campi piu’ bassi, che erano anche i piu’ redditizzi.
Separata dalla valle principale da alcune centinaia di metri di dislivello, si apriva, nella parte meridionale, una valle secondaria. Molto piu piccola, e con ripide pareti intorno. Questo elemento l’aveva relegata ad un ruolo marginale, con solo la parte piu’ bassa coltivata ad orti.
I proprietari delle terre in vicinanza di questa piccola valle secondaria unirono i loro sforzi e costruirono una condotta che pompava acqua dal lago a questa valle. Le proteste dei pochi proprietari vennero facilmente sopraffatte sia con elargizioni di denaro che con minacce fisiche alle loro famiglie.
E l’acqua incomincio’ ad essere pompata in questa valle, riducendo quasi a zero la crescita del livello del lago.
La richiesta energetica di queste pompe era notevole, tanto da ridurre la disponibilita’ di acqua nei terreni circostanti, ma ulteriori innovazioni tecnologiche, come la trasmissione di energia meccanica da sistemi a vento posti sulle alture a meccanismi a valle, riusci’ a mantenere la disponibilita’ di energia uguale alle richieste.
Per un certo periodo di tempo tutto prosegui’ benissimo, con il nuovo terreno che assorbiva l’acqua, e il livello del lago sostanzialmente stabile. Col passare del tempo, pero’, il livello nella valletta inizio’ a crescere, sempre piu’ velocemente, e le proccupazioni degli abitanti dei d’intorni aumentavano di conseguenza. La guerra di interessi tra loro e chi aveva i campi piu’ in alto era ormai esplicita, e raggiunse anche livelli di violenza, con tagli notturni delle tubature, a cui fece seguito un pattugliamento continuo delle stesse.
La zona interessata viveva ormai sotto una specie di regime militare, si stabili’ una rigida gerarchia di comando, gruppi di persone organizzati avevano il compito di sorvegliare le pompe e le tubazioni, nonche’ di verificare che il resto della popolazione facesse il lavoro assegnato.
In queste condizioni la qualita’ della vita in questa regione decrebbe molto velocemente,
Inoltre il riempimento della valletta diventava sempre piu’ evidente, per cui si decise di estendere le tubazioni di pompaggio verso piccole valli adiacenti. Questa operazione, rifiutata dalla maggior parte della popolazione, dovette essere imposta con la piu’ brutale forza, obbligando chi viveva in queste zone a spostarsi in altre regioni, perdendo ogni loro proprieta’. Il pompaggio dell’acqua in queste valli, richedendo uno sforzo extra, ed ulteriore energia, fu possibile solo obbligando un certo numero di persone a mantenere in funzione le pompe, intervenendo con il proprio lavoro quando l’energia del vento riduceva la potenza disponibile. Era praticamente un regime di schiavitu’, mascherato dalla necessita sociale.
Un giorno, pero’, si udi’ un rombo violento, con vibrazioni a bassa frequanza che attraversavano tutto il territorio. Tutta la popolazione di quel lato del lago lo avverti’, e ne rimase fortemente impressionata. Dopo pochi minuti, un’intera parete di roccia, che separava il lago dalla valletta secondaria, frano’ improvvisamente. Migliaia di metri cubi di acqua piombarono improvvisamente nel lago. Una violentissima onda d’urto spazzo’ via tutte le istallazioni rivierasche. Pontili, barche, rimessaggi, furono in pochi attimi completamente distrutti.
L’onda d’acqua allago’ anche tutta la cinta di campi a coltura intensiva che circondava, al limite degli altipiani, il livello del vecchio lago.
Vi furono diverse decine di morti, persone travolte dalla violenza delle acque mentre navigavono sul lago o lavoravano nelle immediate vicinanze delle rive. Inoltre l’intera produzione agricola della zona interessata dall’alluvione fu distrutta, ma, ancora peggio, al ritirarsi delle acque si vide che il nuovo livello del lago aveva inglobato buona parte di questi fruttuosissimi campi.
Seguirono anni molto difficili. Chi aveva i propri beni al sicuro, lontano dal lago, vedeva incrementarsi il valore della propria proprieta’, oltre al fatto di poter trovare forza lavoro sempre a piu’ basso costo, perche’ erano sempre di piu’ le persone cui la crescita di livello del lago toglieva le terre e li costringeva a far parte del sempre crescente esercito dei salariati. E la loro capacita’ di contrattazione diminuiva continuamente. Molti, per difficolta’ personali, per incapacita’ anche ad affrontare il nuovo livello di vita, si lasciavano cadere in un’apatia che era solo l’inizio di una deriva senza fine verso l’annullamento sociale, il sentirsi, ed essere considerati, dei parassiti. E questo non era mai successo prima, nella valle.
Anni difficili si susseguirono ad anni difficili. I ricchi diventavano sempre piu’ ricchi, e sempre meno numerosi, ed i poveri sempre piu’ poveri, e sempre piu’ numerosi. Le statistiche erano comunque salve. E la vita continuava.
Nuove invenzioni risolvevano problemi che sembravano irrisolvibili, un numero maggiore di persone poteva permettersi di dedicarsi alla ricerca scientifica, mantenuti dall’enorme aumento di redditivita’ che le nuove tecnologie, ed il lago, permettevano. Convivendo con l’aumento del numero dei poveri.
Ed intanto il livello del lago continuava ad aumentare, ed ad ogni anno, un numero crescente di campi diventava improduttivo, solo parzialmente compensato dalla messa in produzione di campi sulle colline piu’ alte, ma ampiamente compensato dall’aumento di produttivita’ che le nuove scoperte scientifiche permettevano. Quindi la ricchezza media cresceva.
Un giorno, un gruppetto di persone si presento’ al sindaco della citta’ piu’ grossa della valle. Erano un gruppo eterogeneo, per lo piu’ giovani, ma con qualche vecchio professore universitario. Affrontarono in modo chiaro il discorso: se niente fosse stato fatto, la vita umana nella valle era destinata a scomparire. Quando e come non era prevedibile, visto la possibilita’ di nuove scoperte scientifiche e l’infinita fantasia umana. Ma che alla fine non ci fosse alcuna possibilita’ di salvezza era l’opinione comune. Non vi era nemmeno una convergenza su cosa si dovesse fare per evitare questo risultato, e quindi il gruppo proponeva che la citta’ finanziasse una spedizione di ricerca, il cui scopo doveva essere il capire il problema della sopravvivenza della valle nei termini piu’ generali possibili. Cercando di arrivare ad una soluzione effettivamente realizzabile. La ricerca comportave un profondo studio teorico della fisica dei liquidi, dei materiali, delle leggi della dinamica dei fluidi, insieme ad un approfondito studio geografico e geologico dell’intera valle stessa.
L’importanza del problema, la correttezza dell’impostazione della ricerca, insieme alla notevole validita’ scientifica unanimamente riconosciuta ai proponenti, riuscirono a prevalere su argomentazioni di semplice valore economico. La ricerca fu finanziata, anche se non al livello richiesto. Ma la notizia corse presto per tutta la valle, e diverse altre citta’ si dichiararono disponibili a contribuire al progetto, cosi’ come altri studiosi, o semplicemente volenterosi entusiasti, si dichiararono disponibili a partecipare allo studio.
Dopo questo iniziale entusiasmo, la cosa cadde praticamente nell’oblio, con notizie di cronaca di avvenimenti giornalieri a tenere banco nei notiziari.
Ma il lavoro, ben pianificato fin dall’inizio, andava avanti comunque.
Passarono cinque anni prima che un rapporto ufficiale venisse scritto, ed era ancora un rapporto preliminare, con diverse ipotesi prese in considerazione. L’elemento comune era comunque che la valle sarebbe stata resa completamente inabitabile entro cinquanta anni.
Questo rapporto ebbe scarso riscontro pubblico. Non presentava risultati netti, solo possibilita’, e la catastrofe annunciata era comunque abbastanza lontana da lasciar sperare che qualche cosa potesse succedere nel frattempo.
Questo rapporto fu pero’ accolto in modo ben diverso nei centri decisionali della valle. Chi capiva quello che stava succedendo ne fu estremamente colpito. Il tempo a disposizione per trovare una soluzione diventava sempre minore. E una soluzione non si trovava.
Fu solo dopo altri due anni, quando tutte le spedizioni di esplorazione furono tornate, e una visione generale della valle pote’ essere ricostruita, che un abbozzo di soluzione pote’ essere formulata.
In base alla analisi territoriale effettuata, la possibilita’ di scaricare all’esterno della valle il surplus di acqua comportava lo scavo di alcuni canali per collegare valli adiacenti, ma sopratutto lo scavo di un tunnel attraverso una grossa montagna. Non vi erano soluzioni alternative. Nessuno scavo a cielo aperto avrebbe potuto connettere la parte centrale della valle, in modo di discesa graduale, con l’esterno. Il problema era che nessuno, nella valle, aveva la piu’ pallida idea di come si potesse perforare una montagna senza che crollasse tutto.
In realta’, quando questo secondo rapporto venne pubblicato, furono in molti a tirare un grosso respiro di sollievo. Una soluzione si era trovata. Vi erano solo dei problemi tecnici che ne impedivano l’immediata attuazione. Per quanto questa logica fosse assurda, perche’ dava per scontato che qualunque problema tecnico potesse facilmente essere risolto, il risultato era pero’ positivo, perche’ venne data la massima priorita’, con adeguati finanziamenti, allo studio della perforazione delle montagne.
Nel frattempo la situazione sociale si era sempre piu’ incancrenita. Un numero ridotto di persone, con proprieta’ localizzate nella parte alta della valle, ma con possedimenti un po’ dappertutto, rappresentava ormai la classe dominante. Il loro reddito era altissimo, ed avevano moltissime persone salariate nelle loro diverse attivita’ produttive. Un abbondante numero di persone rappresentavano una certa “classe media”, variando da piccoli proprietari a liberi professionisti che vendevano, a caro prezzo, le loro competenze. Poi vi era la gran massa dei poveri, divisi in diverse fascie, e spesso questa divisione era richiesta proprio da loro, perche’ uno meno povero ci teneva ad essere distinto da uno piu’ povero. Ma la differenza oggettivamente era piccola, sempre di poveri si trattava. Persone che dovevano offrire il loro lavoro nella speranza di trovare qualcuno a cui questo lavoro servisse. O che fosse disposto a pagarlo abbastastanza per permettere il mantenimento dell’individuo in questione ed una eventuale sua famiglia. Un figlio in piu’ o in meno rappresentava spesso la differenza tra una vita passabile e una vita di privazioni totali.
Non era percio’ strano che la natalita’ nella valle diminuisse continuamente.
Piu’ il lago cresceva, piu’ alcuni diventavano ricchi, piu’ si inventavano tecniche per migliorare la vita, piu’ aumentava il numero dei poveri e dei disperati.
Ma chi viveva bene, viveva sempre meglio, e non vedeva alcuna ragione per modificare la situazione esistente, ed in particolare spendere una enorme quantita’ di soldi, che significavano risorse e lavoro della valle, per risolvere un problema che comunque si sarebbe posto nel futuro… e forse qualcosa sarebbe successo nel frattempo.
Alla fine un rapporto definitivo fu preparato, in cui venivano analizzate le situazioni prevedibili nel futuro, con il livello delle acque sempre crescente, e veniva proposta l’unica soluzione razionale, insieme alle sue implicazioni, in termini di lavoro necessario, e di costi generali. Il rapporto fu presentato al consiglio della citta’ principale. Era evidente ai proponenti che vi fosse una posizione contraria, e molto forte, essendo dovuta alle persone piu’ ricche e piu’ potenti, percio’, in occasione della discussione della proposta, venne indetta parallelamente alla riunione del consiglio, una assemblea generale della popolazione. Questa iniziativa ebbe un successo superiore alle migliori aspettative. Anche se gli argomenti in discussione erano di non facile divulgazione, la popolazione capi’ molto bene il problema, ed anche che non vi era altra soluzione che quella proposta. Per cui, quando il consiglio si riuni’, non pote’ far altro che recepire la decisione popolare gia’ presa, e dette il via alla soluzione tecnica proposta dalla commissione.
Far partire i lavori richiese uno sforzo organizzativo senza precedenti. Scavare i canali tra valle e valle, costruire le dighe di contenimento che permettevano di fermare le acque fino al completamento dei canali, e, sopratutto, lo scavo della galleria attraverso un’intera montagna, non erano certo un’attivita’ normale.
Lo scavo della galleria richiese in particolare uno sforzo di ricerca applicata speciale. Tutte le persone disponibili ad affrontare il problema vennero riunite in una localita’ montana, al riparo dalle polemiche che, inevitabilmente, si stavano sviluppando tra i molti favorevoli all’iniziativa ed i pochi contrari, ma molto potenti.
Questo gruppo di persone aveva a disposizione risorse straordinarie, e l’accesso a tutte le strutture pubbliche della valle.
Iniziarono a sperimentare tecniche di perforazione su di una montagna “tranquilla”, da cui non ci si aspettava grossi problemi. Vennero cosi’ affinate le tecniche di intervento su falde acquifere di profondita’, e sviluppato macchine automatiche che, attraverso il trasporto nel tunnel dell’energia meccanica di origine eolica, permettessero lo scavo anche di rocce particolarmente dure, e di come impedire, con opportuni sostegni, il crollo della galleria..
Dopo circa cinque anni di prove, sviluppo e comprensione teorica dei problemi, il progetto era pronto a partire.
L’inizio avvenne in sordina, con alcune squadre che iniziarono a costruire delle dighe sul lago, in direzione sud, mentre a valle di queste dighe successivamente si inizio’ a scavare dei canali.
Ma l’elemento piu’ importante fu l’inizio dello scavo del tunnel nella montagna che chiudeva la valle verso sud. Il progetto dei lavori prevedeva lo scavo di un tunnel da entrambe le estremita’, per facilitare l’asportazione del materiale di risulta, e cio’ pero’ richiedeva una accurata determinazione della direzione dello scavo.
Questo rese necessario uno sviluppo delle tecniche di misurazione della posizione assoluta all’interno della valle, attraverso la sistemazione di postazioni di riferimento in zone difficilemente raggiungibili, collegate otticamente le une alle altre, in modo di permettere la creazione di una rete di punti fissi rispetto cui ogni altro punto poteva essere riferito. Il risultato finale fu comunque quello di avere una conscenza completa della planimetria della valle, con enormi facilitazioni per ogni possibile futuro intervento.
Nonostante le continue polemiche ed i continui tentativi di fermare i lavori per dirottare ad altre “piu’ necessarie” direzioni le risorse richieste, i lavori stessi continuarono. Ci volle il doppio del tempo previsto, ed il costo fu tre volte quello preventivato (grazie sopratutto ai continui interventi dilatori), ma alla fine tutto fu pronto. In realta’ negli ultimi anni il piu’ grande alleato del progetto fu il lago stesso, che ormai, nella sua crescita, stava inglobando la maggior parte delle terre coltivabili, lasciando solo le colline piu’ alte e le montagne vere e proprie in una certa relativa sucurezza. L’ansia della popolazione aumentave continuamente, mentre ormai incominciava anche a scarseggiare il cibo, nonostante le colture intensive e le nuovissime colture idroponiche, in vasche d’acqua. La popolazione della valle non aumentava piu’, ma incominciava ad essere piu’ affamata. Questo ovviamente “in media”, per cui significava che per certi strati della popolazione non era possibile piu’ raggiungere il livello di sopravvivenza.
L’appoggio al progetto era percio’ totale, da parte della maggioranza.
Venne finalmente il giorno fatidico. Tutti gli scavi intermedi erano completati, cosi’ come la perforazione della montagna ed i canali successivi. Rimaneva da abbattere la didiga costruita sul bordo della valle per impedire all’acqua di ostacolare i lavori.
Alla presenza di un numero sterminato di persone, tutte quelle che erano riuscite a trovare il modo ed il tempo per essere presenti, le ultime barriere vennero abbattute.
L’acqua incomincio’ a fluire attraverso l’apertura, allargandola poco a poco con la sua violenza crescente. Inizio’ a scorrere nei canali preparati per questo scopo, strappando qua e la’ qualche argine, allargando il percorso a proprio piacere, e si infilo’ alla fine nella galleria. Tutti trattennero il respiro, sapendo che quello era il momento piu’ importante. L’acqua impetuosa attraverso’ la galleria, trascinandosi appresso massi e terra, e anche qualche trave di sostegno, ma passo’, e la galleria rimase in piedi.
Un grande urlo di gioia si levo’ dalle migliaia di persone raccolte ad assistere, mentre lentamente il livello del lago scendeva, e vecchi campi, ormai ridotti a fondali fangosi, riapparivano.
Ci vollero mesi prima che l’equilibrio fosse raggiunto, mantenuto da una diga costruita appositamente lungo il percorso di deflusso delle acque che permetteva di controllarne la quantita’. Un bellissmo lago, perfettamente navigabile, riempiva la parte centrale della valle, con tutto intorno una grande distesa di campi beneficiati dalle sue acque, che anno dopo anna fornivano una grande quantita’ di messi, mentre continue scoperte scientifiche incrementavano incessantemente il livello di vita della popolazione.
E tutti vissero felici e contenti

Morale della favola (perche’ ogni favola ha almeno una morale, e questa ne ha a diversi livelli, ma sta a voi scoprirli):
Se si vuole modificare come ve il mondo, non basta agire nel modo desiderato, ma bisogna capire molto bene, prima, le stesse leggi del mondo, ed agire in modo che siano queste stesse leggi ad aiutare, grazie al lavoro umano, nell’ottenere il risultato voluto. A volte poi il risultato che si riesce ad ottenere e’ diverso da quello che si pensava, e puo’ essere addirittura migliore, perche’ il capire le leggi del mondo aiuta a gestirle per il meglio.
Le morali della favola secondarie le lascio alla sensibilita’ del lettore. Qui vorrei solo fare notare come il raggiungimento del sostegno generale per il progetto che salva la valle e’ possibile solo perche’ si tratta di una favola. Nel mondo reale di oggi sarebbe appunto una favola, reso impossibile da mille problemi e difficolta’.
Speriamo che nel futuro le favole si avverino piu’ spesso.

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