Stirling A. Lanier

Il Viaggio di Hiero
Il Ritorno di Hiero

ed. Nord 1976 (Hiero's Journey-1973)
ed. Nord 1984
(The Unforsaken Hiero-1983)

Il mondo in cui vive «Per» (Padre) Hiero Desteen - sacerdote e scienziato, esperto di telepatia e agente segreto dalle mille risorse - è molto diverso dal mondo che conosciamo: alcuni millenni prima, una guerra atomica ha distrutto la civiltà e ha dato origine ad ogni sorta di mutazioni tra le piante e gli animali. All'epoca di Hiero, dopo cinquemila anni di caos, la natura e la civiltà hanno cominciato a ritrovare un certo equilibrio: varie specie animali hanno raggiunto un'intelligenza simile a quella dell'uomo, e la cultura ritorna a rifiorire in alcune isole di «normalità», soprattutto nel Kanda (Canada) da cui proviene Hiero. Ma nei mari e nella foresta tropicale che copre gran parte dell' America vivono ancora forme colossali, e diverse forme mutanti hanno sviluppato un'intelligenza minacciosa, che si oppone al ritorno della civilizzazione.

Ricordate Il viaggio di Hiero (Fantacollana n. 15) e il suo simpatico protagonista, Per Hiero Desteen, guerriero e membro di una comunità di sacerdoti-scienziati che tentano di riportare la civiltà in un medioevo post-atomico?
Ebbene, dopo lunghi anni Sterling Lanier si è finalmente deciso a dare un seguito alla vicenda di Hiero e alle sue avventure in un'affascinante Terra del lontanissimo futuro dove le radiazioni atomiche hanno causato mutazioni incontrollate e l'ecologia si è stabilizzata intorno a una mescolanza di forme familiari e mutate. Hiero, appartenente alla emergente civiltà della repubblica di Metz e delle sue Abbazie, situata in una zona settentrionale corrispondente all'odierno Canada, era stato inviato al sud in una pericolosa missione alla ricerca di uno strumento capace di coordinare tutte le conoscenze della comunità: nel corso di questo viaggio era stato minacciato piu volte dagli attacchi degli Immondi, un gruppo di uomini mutati che odiano la normale umanità. Ora, dopo aver superato foreste- e paludi immense, Hiero diventa improvvisamente principe del regno di D'alwah e marito di Luchare, la bella figlia del re: ma la sua serenità è di breve durata. Tradito e privato dei tremendi poteri mentali che gli avevano permesso di sventare gli attacchi degli Immondi, Hiero si ritrova a vagare per un deserto mortale sotto un so'le cocente-, con migliaia di leghe piene di pericoli mortali e creature orrende da percorrere prima di arrivare dove c'è un aiuto fidato, ed è solo la sua indomabile volontà a spingerlo avanti.
Anche questo mese devo andare a rivangare nel (quasi lontano) passato per trovare qualcosa degno di essere consigliato. In realtà qualcosa di buono è uscito nel campo fantasy, ma si tratta sempre di romanzi appartenenti a saghe più o meno lunghe che devono essere perlomeno concluse per apparire qui, se non addirittura nella nuova rubrica dedicata proprio alle saghe e alle recensioni più complete. Ritorno quindi agli anni '70 con un romanzo, Il Viaggio di Hiero, che potrebbe essere classificato come fantascienza post-catastrofica, ma che è stato invece pubblicato, secondo me giustamente, nella Fantacollana della Nord. Infatti della catastrofe nucleare che ha semidistrutto la Terra, e causato innumerevoli mutazioni negli organismi viventi, vegetali ed animali in modo equivalente, non si viene a sapere molto, e anche il poco che emerge è del tutto insignificante per la storia narrata. Lanier si diverte invece ad inventare una nuova fauna semintelligente, accoppiata a diverse forme di cattivi, per la cui esistenza la catastrofe nucleare di millenni prima è solo una labile scusa. Il romanzo può essere quindi tranquillamente classificato come fantasy, anche se molto diversa da quella di Tolkien, i cui imitatori hanno ormai saturato il genere fantastico.
Lanier non è stato un autore prolifico, avendo dedicato più tempo alla sua attività di editor e alla scultura di quanta ne abbia dedicata alla scrittura. Di significativo rimangono i racconti del Brigadiere Ffellowes e questi due romanzi, che dovevano essere una triologia, sulle avventure del Per Hiero Desteen. Lanier è forse più conosciuto per essere stato l'editor che ha fatto pubblicare da Chilton Books quello che poi diventerà un best seller internazionale, e cioè Dune di Frank Herbert, rifiutato inizialmente da una ventina di case editrici e con la conseguenza che probabilmente le scarse vendite iniziali gli sono costate il posto.
Tornando a
Il Viaggio di Hiero, è evidente che Lanier si è impegnato molto di più, e probabilmente si è anche molto divertito, a immaginare lo scenario ambientale entro cui la vicenda si svolge, con particolare riguardo ai nuovi animali semintelligenti, alle mostruosità evolute dalla fauna dei nostri giorni, allo sviluppo delle capacità mentali sia umane che animali, di quanto abbia tutto sommato curato la trama e tenuto sotto controllo il suo svolgimento. Anche i cattivi sono cattivissimi, ma senza una sostanziale spiegazione del perchè, così come rimane senza una vera giustificazione la suddivisione delle razze mutate tra buoni e cattivi, a parte forse solo gli sviluppi genetici volutamente perseguiti dai cattivi. La trama è elementare, con il solito gruppo di buoni che parte alla ricerca dell'artefatto antico in grado di capovolgere le sorti di uno scontro ormai destinato alla sconfitta contro le orde dei cattivi. La parte dedicata alla scoperta dei vecchi insediamenti militari, vecchi di diverse migliaia di anni, è uno dei punti logicamente più deboli dell'intera storia, con generatori elettrici ancora funzionanti senza alcuna spiegazione, anche miracolosa, del perchè questo sia possibile. Lanier sembra voler completamente ignorare quali sono gli effetti sulla tecnologia moderna di un tempo tanto lungo, che d'altronde gli è necessario per giustificare una tale evoluzione biologica, per quanto accelerata dalle radiazioni. Inoltre lo sviluppo improvviso e poco giustificato di forti capacità mentali da parte di Hiero, che sono al limite della magia tipica di molti romanzi fantasy, sembra la classica soluzione che permette all'eroe di turno di cavarsela in situazioni apparentemente insuperabili.
In poche parole,
Lanier riesce ad accumulare quasi tutti gli stereotipi del fantasy classico, ma lo fa in un ambientazione del tutto diversa, ed introducendo aspetti innovativi, come sicuramente è il rapporto emotivo-mentale tra Hiero e il suo alvallo (una specie di incrocio tra un alce e un cavallo), ma ancora di più con quello con l'orso Gorm, la cui intelligenza diviene poco alla volta evidenziata e diventerà un elemento fondamentale per il seguito della vicenda.
Tutto sommato è un romanzo estremamente gradevole da leggere, molto ben scritto, con le scene di azione, piuttosto abbondanti, descritte con assoluta competenza. E questo compensa secondo me ampiamente molte debolezze della struttura narrativa, con salti improvvisi tra l'immedesimazione in quella società e i paragoni e le dipendenze dalla nostra realtà, con un Narratore Onniscente che mette spesso il naso a spiegare come la natura si è evoluta, e qualche volta la spiegazione sembra essere conoscenza innata di
Hiero, senza che l'origine di queste informazioni siano mai esplicitate, ma qualche volta è proprio una spiegazione gratuita del Narratore Onniscente.
La sua continuazione,
Il Ritorno di Hiero, scritto ben 10 anni dopo, presenta una struttura narrativa più coerente. Avendo ormai definito adeguatamente l'ambiente, Lanier si concentra di più sulla storia, che è quindi molto meglio gestita. Anche l'invenzione di nuove razze mutanti è più ridotta, limitata quasi esclusivamente alla super lumaca telepatica che guarisce Hiero da parte delle sue ferite mentali e dalla razza di gatti sfuggiti ai loro creatori Immondi e quindi naturali alleati di Hiero contro di loro. La trama diventa più lineare e controllata, con lo scontro finale tra i popoli del nord contro i mutanti controllati dagli Immondi a giocare la parte più importante.
La storia chiaramente aspetta la sua soluzione finale in un terzo romanzo, che però
Lanier non ha mai scritto. Le avventure di Hiero rimangono quindi incompiute, anche se è abbastanza ovvio che avrebbero avuto una conclusione felice, con la natura che prevale contro i cattivissimi che la vogliono violentare.
A parte le infinite ingenuità di una visione ecologica abbastanza semplicistica ed irrazionale, rimangono romanzi divertenti da leggere, specialmente se inquadrati nel loro tempo di scrittura.

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