Robert J. Sawyer

Flashforward

ed. Fanucci 2000 (Flashforward - 1999)

Cosa succederebbe se l’umanità intera avesse la possibilità di vedere un frammento del proprio futuro? Il futuro dipende completamente da noi o è già stato scritto? E una volta conosciuto, lo accetteremo passivamente o decideremo di cambiarlo in ogni caso? A queste domande risponde Robert Sawyer con un romanzo avvincente, che affronta con competenza e profondità questioni di interesse scientifico e filosofico, come la responsabilità individuale e collettiva, la causalità degli eventi, la natura umana, riuscendo a innovare la migliore tradizione della grande fantascienza classica di Isaac Asimov e Robert Heinlein. Un’ulteriore conferma della statura di un autore giustamente considerato tra i migliori, che con Flashforward - Avanti nel tempo affronta uno degli argomenti più classici di tutta la fantascienza, ispirandosi al tema di Herbert George Wells nel romanzo La macchina del tempo.

Sawyer è un giornalista, con poche vere competenze scientifiche. I suoi romanzi sono invece sempre strettamente collegati ad aspetti scientifici, anche di scienza "dura", come in questo caso. La sua scarsa competenza non gli impedisce certo di informarsi con una notevole accuratezza del mondo di cui vuole parlare, ed invero le descrizioni del CERN e dei suoi acceleratori, della vita del laboratorio, della stessa città di Ginevra che possono essere lette in questo romanzo, con forse anche troppi dettagli non sempre essenziali, sono molto accurate, frutto sicuramente di visite personali ed esperienze dirette. Però, per quanto la vicenda si svolga in un laboratorio scientifico, coinvolga sostanzialmente degli scienziati, presupponga una causa scatenante scientifica, di scienza vi è molto poco. Il problema che Sawyer vuole affrontare è dichiaratamente quello dell'esistenza del libero arbitrio per ogni essere umano in confronto ad una possibile totale determinazione del futuro che non può essere modificato, anche quando conosciuto almeno parzialmente. In particolare sono le reazioni umane a questo dubbio che a lui interessa analizzare, e lo fa con dettaglio e con intelligenza.
Tutto sommato il racconto risulta più un triller in cui questo dubbio profondo rimane come spada di Damocle sullo sviluppo della storia di alcuni personaggi. Come triller è ben costruito e ottimamente raccontato. A me rimane qualche perplessità sulla qualità della risposta al problema principale del romanzo, perchè alla fine Sawyer non dà una soluzione definitiva, non espone una razionale descrizione di cosa sia il futuro, limitandosi a negare che sia determinato definitivamente e scivolando nel finale in una visione quasi metafisica della realtà, in un arrotolamento complesso e anche poco comprensibile, come purtroppo succede spesso agli scrittori che pretendono troppo dalle proprie capacità di inventiva e di razionalizzazione.
A parte la mia parziale delusione per il modo con cui il tema principale viene risolto, e su alcuni aspetti del finale, rimane un romanzo estremamente ben scritto, con temi affatto banali e con una attenta descrizione del mondo scientifico reale e di alcune delle sue problematiche di relazione, che quando si parla di gruppi strutturati di molte centinaia di persone non sono affatto trascurabili.

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