Mike Resnick
I Pirati e l'Astronave
Urania 1591 (2012) (Starship: Pirate, book two 2006)
La Teddy R. era un'astronave da combattimento ma ora è una nave pirata. Il suo comandante, Wilson Cole, non ha altra scelta per sfuggire a un'infamante accusa di ammutinamento, ma trasformarsi in un corsaro non è un'impresa facile. Wilson ha bisogno di nuovi maestri, ed ecco entrare in scena due esperti del settore come Val la Valchiria e David Copperfield, il ricettatore extraterrestre. Con questi memorabili personaggi Mike Resnick - plurivincitore del premio Hugo - torna all'insegnamento del suo più recente ciclo interstellare. La lezione è: nella galassia non si finisce mai d'imparare.
Il seguito è ora qui, e onestamente fa poco per sollevare il livello della serie. Allora perché lo presento in questa rubrica, che è sempre stata considerata di "consigli di lettura", e quindi dovrebbe trattare solo di romanzi che reputo almeno sufficienti?
Per due ragioni.
La prima è che dopo dieci anni pieni di questa rubrica, con la Fantascienza completmente scomparsa dalle librerie italiane e il Fantasy troppo spesso ridotto alle preferenze dei bimbiminchia, mantenere un ritmo mensile di consigli di letture di qualità sta diventando sempre più difficile, anche con il ricorso sempre più frequente agli originali in inglese, che mi richiedono però più tempo di lettura.Credo quindi che una riduzione, di fatto già avvenuta, delle proposte nella rubrica "Cosa Leggo", che stava diventando in pratica una discarica di pessime letture, portando in questa rubrica mensile anche recensioni non completamente positive possa dare un nuovo spirito e prolungare la sua esistenza. "Cosa Leggo" non viene cancellata, perché ci potrebbero essere momenti in cui postare senza scadenze temporali potrebbe tornare utile, ma non svolgerà più il ruolo di una volta (e già non lo stava più svolgendo).
La seconda ragione per presentare questo I Pirati e l'Astronave è che è vero che non ci sono stati miglioramenti sostanziali rispetto al primo volume, ma qualche passo avanti è forse stato fatto.
Wilson Cole non è più quel geniaccio dall'intuizione fulminante e senza spiegazioni che mi aveva irritato nel primo volume, ma anzi, sembra quasi diventato uno che non indovina più niente. Certamente alla fine ne riesce positivamente, ma non più per merito suo e della sua capacità innaturale di capire le "inevitabili" conseguenze di ogni azione. Molto spesso sbaglia decisioni importanti, e ne esce grazie ad altri suoi collaboratori (e grazie spesso al caso). La differenza rispetto a Gli Ammutinati dell'Astronave è così ampia da dare quasi fastidio, e da chiedersi se si tratti sempre dello stesso individuo. Però in questo modo la vicenda acquista un aspetto più realistico, se questa parola può essere mai usata per descrivere una vicenda tutto sommato paradossale, e il personaggio diventa decisamente più umano. Fanno la loro apparizione anche altri personaggi che sembrano destinati ad essere dei punti fermi nel proseguo della serie, ampliando il panorama dei caratteri ben descritti e con un ruolo preciso. L'insostenibilità dell'ipotesi che un equipaggio militare dai saldi principi possa dedicarsi alla pirateria mantenendo i rapporti personali basati sul rispetto e la fiducia trova alla fine l'ovvia soluzione, che verrà esplicitata a partire dal romanzo successivo.
In conclusione, si tratta di un romanzo che è ancora di transizione, dove la vicenda viene indirizzata verso la sua struttura definitiva e si completa il cast dei personaggi, meno spumeggiante del precedente, ma anche meno assurdo. Una lettura di evasione, senza particolari aspetti positivi ma sostanzialmente accettabile nei suoi limiti dichiarati. C'è sicuramente molto di meglio in giro, ma per perdere un paio d'ore può anche andare bene.