A.E. Van Vogt

Le Armi di Isher

ed. Nord 1978 (The Weapon Shops of Isher - 1951/The Weapon Makers - 1952)

Tutto sull'anno 4784 dell'Era di Isher, posto a sette millenni di distanza dai nostri giorni: un'era in cui la scienza e le macchine svolgono un ruolo cosi' importante nella vita quotidiana, che non c'e' azione dell'uomo che non influenzi o non sia influenzata da qualche dispositivo meccanico.
E i grandi poteri di quest'epoca sono due: da una parte l'Impero di Isher, con la sua spietata logica del dominio del piu' forte e la sua corruzione, e dall'altra parte l'opposizione dei Negozi d'Armi, fondati piu' di duemila anni prima da un grande scienziato e custodi di scoperte scientifiche che mettono ogni volta in scacco lo strapotere dell'Impero. I Negozi d'Armi hanno lo scopo d'impedire che il governo in carica opprima la popolazione, e nei secoli hanno mantenuto l'equilibrio tra la gente normale e i potenti che la vogliono ingannare.
Su questo sfondo opera in segreto l'unico uomo immortale della Terra, e tira le fila dei destini di personaggi come Innelda, l'Imperatrice che vorrebbe distruggere i Negozi, Peter Cadron, e Fara e Cayle Clask, che vengono travolti dalla corruzione della loro epoca.
Un grandissimo romanzo di fantascienza, che apre al nostro sguardo orizzonti sconosciuti di potere scientifico e di ipotesi politiche.

Per questo mese propongo uno sguardo al passato, come mi ero ripromesso di fare di tanto in tanto. Questa volta la scelta cade su A.E. Van Vogt, uno dei piu' famosi scrittori di fantascienza degli anni 40, anche se molti dei suoi romanzi hanno trovato una forma definitiva, a partire dai racconti pubblicati su rivista come si usava allora, nel decennio successivo.
La sua e' stata sicuramente una fama meritata, conquistata con molti romanzi di enorme successo di pubblico, sempre fatte le debite proporzioni per quello che era e significava la fantascienza all'epoca. Romanzi di avventura, ovviamente, con trame pero' piu' complesse del solito, con meno ingenuita' e con un occhio a qualche problema piu' ampio. Erano anche gli anni della vittoria sul "male", gli anni dell'energia atomica, davanti ai quali ci si poteva ben aspettare un futuro in cui la scienza, attraverso il controllo di questa infinita forma di energia, potesse portare benessere all'umanita' tutta. I romanzi di Van Vogt sono quindi pieni di speranza nello sviluppo scientifico, ma non esclusivamente ottimistici, perche' il problema del controllo delle risorse e del potere e' sempre stato chiaro a questo scrittore, anche se, troppo spesso, l'unica soluzione che riesce a trovare e' quella di un "superuomo" dai grandi poteri e dalla morale incorruttibile che guida l'umanita'.
L'esempio piu' classico e' proprio questo
Ciclo dei Fabbricandi di Armi, costituito da due romanzi di cui il secondo concepito in forma omogenea fin dall'inizio, ma il primo sviluppato riunendo le idee nate in diversi racconti del decennio precedente. Apparso in Italia in edizioni piuttosto precarie, ha trovato la sua definitiva versione nell'edizione che presento, con una nuova e piu' attenta traduzione. Temo pero' che possa essere trovata solo in negozi dell'usato.
Il tema principale dei romanzi e' lo scontro, in una Terra di millenni nel futuro, tra l'Impero della Casa di Isher che la governa e l'Associazione dei Fabbricanti di Armi che, senza contrastare direttamente il governo imperiale, fornisce pero' a chiunque lo chieda delle armi puramente difensive di livello tecnologico estremamente superiore a quelle "ufficiali" in grado di permettere una efficace autodifesa. E' evidente l'ideologia del tutto americana del valore della capacita' di difesa individuale come deterrente fondamentale contro le possibili vessazioni di un governo centrale. Sotto questo aspetto, Van Vogt non si discosterebbe dalla logica individualista e in fin dei conti egoista della mentalita' media del tempo. Ma poi si scopre che a fondare la Dinastia di Isher e' stato lo stesso uomo, diventato immortale per uno strano incidente, che e' anche il fondatore dei Negozi d'Armi, cosa resa possibile dalle avanzatissime conoscenze scientifiche che la sua immortalita' gli ha reso possibile. Quello che Van Vogt alla fine propone e' quindi il fatto che la situazione ottimale per la societa' e' un equilibrio tra due forze contrapposte, anche se questa situazione ha avuto bisogno di un Demiurgo innaturale per essere realizzata, e l'equilibrio e' mantenuto per una evidente differenza tra le parti: mentre l'Impero cerca di distruggere i Mercanti d'Armi, questi invece non si oppongono mai direttamente alla politica dell'Impero, forti pero' di un vantaggio scientifico che li mette al sicuro da ogni reale pericolo, con Hedrock, l'uomo immortale, che interviene di volta in volta a correggere derive inopportune.
La storia si complica poi con l'apparizione di alieni estremamente potenti ma puramente razionali, che rimangono perplessi di fronte all'intensita' emotiva che guida invece il cammino della nostra razza, ma il nocciolo principale rimane quello dell'equilibrio di poteri.
Tenendo conto della lunghezza piuttosto ridotta di entrambi i romanzi, come era solito a quei tempi, Van Vogt riesce a sviluppare molto bene diverse linee di racconto, con un sufficiente dettaglio e senza abusare del trucco delle "invenzioni sceniche", cioe' soluzioni che appaiono d'improvviso senza alcuna connessione logica con lo sviluppo precedente, e chi conosce la SF dell'epoca sa cosa intendo. Tutto sommato una storia che si legge ancora con piacere, anche non considerando l'interesse storico, poiche' quasi tutti i temi di Van Vogt sono poi stati poi ripresi in molti modi da molti autori, e conoscerne la fonte originale non fa male.
Piu' di trent'anni dopo, in eta' ormai senile, Van Vogt ha poi pubblicato dei seguiti ai suoi romanzi piu' famosi, tra cui ben due per questa storia. Non mi sembra aggiungano niente di significativo ai racconti originali, e ho molti dubbi che li abbia scritti veramente Van Vogt, per cui evito di parlarne.

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