Arkady Martine

A Memory Called Empire

Ed. Tor Books 2019

 

Ambassador Mahit Dzmare arrives in the center of the multi-system Teixcalaanli Empire only to discover that her predecessor, the previous ambassador from their small but fiercely independent mining Station, has died. But no one will admit that his death wasn't an accident—or that Mahit might be next to die, during a time of political instability in the highest echelons of the imperial court.
Now, Mahit must discover who is behind the murder, rescue herself, and save her Station from Teixcalaan's unceasing expansion—all while navigating an alien culture that is all too seductive, engaging in intrigues of her own, and hiding a deadly technological secret—one that might spell the end of her Station and her way of...

Arkady Martine è lo pseudonimo come autrice di fantascienza di AnnaLinden Weller, una studiosa di storia Bizantina, da cui ha anche tratto ispirazione per questa storia. È il suo primo romanzo, inizio di una trilogia, ed è diventato subito finalista al Nebula e all'Hugo.
Per questa ragione l'ho letto con una certa attenzione, e mi è anche piaciuto, però...
Il però non è una ragione precisa, ma un'insieme di sensazioni che non sono sicuro di riuscire a spiegare bene. Intanto voglio precisare che se il mio giudizio di 4 stelle su Goodreads è un po' troppo abbondante, credo che 3 stelle sarebbero state troppo poche, perché il romanzo è decisamente sopra la sufficienza, e ci sono molte persone che lo considerano il candidato principale per quei premi.
Però.
Però è sostanzialmente un thriller politico, in cui predomina, forse troppo, l'aspetto di "chi ha fatto cosa" e chi vincerà lo scontro per governare l'immenso impero galattico di cui si coglie un poco della complessità, ma di cui si ha qualche racconto e molto poco di visto, dato che la protagonista passa il tempo sostanzialmente a occuparsi di intrighi politici e problemi con la propria mente, e "vede" davvero poco del mondo complesso che la circonda e che in teoria l'affascina. Quindi un world building pieno di potenzialità ma poco sfruttate. C'è un accenno alla complessità della lingua, alla sua struttura e al ruolo sociale della poesia ma che alla fine può semplicemente incuriosire, perché l'argomento non è sviluppato adeguatamente ed è sfruttato solo occasionalmente, e nemmeno in modo chiaro, nella narrazione.
I personaggi principali son abbastanza ben delineati, ma hanno un comportamento che non sempre sembra corrispondere a quello che l'ambiente richiederebbe, cioè manca secondo me una chiara integrazione tra i due aspetti, come se ambientazione e personaggi fossero stati creati indipendentemente secondo due pensieri distinti.
Ma non voglio insistere su queste mie irritazioni interne, perché il romanzo ha in effetti molti aspetti positivi e merita di essere letto, anche se, come candidato ai maggiori premi del genere fantastico, mi ha colpito di più Gideon the Ninth.
Che poi anche in questo romanzo ci sia l'ennesimo rapporto lesbico, qui al momento più in potenza che in realtà, è forse solo l'ulteriore dimostrazione dell'evoluzione non tanto del gusto dei lettori, ma probabilmente dell'ambiente delle scrittrici di Fantasy e Fantascienza, scrittrici che stanno ormai prendendo il sopravvento come quantità e qualità di opere di queste particolari espressioni del Fantastico.

 

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