Sue Burke

Semiosis

Ed. Thor Books 2018

 

Colonists from Earth wanted the perfect home, but they'll have to survive on the one they found. They don't realize another life form watches...and waits...
Only mutual communication can forge an alliance with the planet's sentient species and prove that humans are more than tools.

Per puro caso ho letto questo romanzo immediatamente dopo I Figli del Tempo, e la differenza è stata davvero violenta. In fondo la tematica è molto simile: la necessità di trovare un accordo tra specie intelligenti molto diverse, partendo dal dover arrivare a riconoscere la reciproca intelligenza e con in gioco la sopravvivenza di entrambe. La resa narrativa è però davvero molto diversa.
Anche questo romanzo presenta dei difetti abbastanza evidenti, a cominciare dall'introduzione, piuttosto confusa, scarsa di informazioni precise e con diverse pecche logiche, ma che serve solo per dare una qualche giustificazione alla vicenda. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un pianeta alieno ma perfettamente compatibile con la vita umana, e se in I Figli del Tempo era ragionevole essendo il risultato di una terraformazione, qui, come pure in The Long Way to a Small, Angry Planet, è del tutto casuale, come fosse una cosa normale trovare pianeti con condizioni ambientali terrestri e senza una vita microbica incompatibile con quella umana. Ma superate queste difficoltà logiche, tutto sommato non peggiori di quelle de I Figli del Tempo, la struttura narrativa diventa più solida.
Pax, come è stato battezzato il pianeta dal gruppo di esseri umani fuggiti da una Terra in sempre maggiore difficoltà, ma non per reale bisogno di abbandonare il pianeta natale, ma per il desiderio utopistico di poter creare una nuova civiltà basata su una solidarietà totale e assenza di conflitti, non era il pianeta scelto in partenza, ma poi il computer dell'astronave, con tutti i coloni in ibernazione, aveva valutato questo nuovo obiettivo più idoneo e vi si era diretto, togliendo ogni altra possibilità di scelta. La maggiore gravità del pianeta mette i coloni in difficoltà, causando perdite di equipaggiamento in atterraggio e una vita più difficile sulla superficie. La società che si sviluppa sembra destinata ad una continua lotta per la sopravvivenza, con le apparecchiature scientifiche via via perse e non sostituibili.
La vita autoctona del pianeta sembra invece avere una specie di intelligenza elementare comune ad animali e vegetali, e si arriva a scoprire che l'intelligenza maggiore è posseduta da una specie di bamboo che controlla la vita animale per i suoi scopi, e alla fine si ottiene una comunione di interessi tra la pianta, i terrestri e una specie aliena arrivata sul pianeta secoli prima degli umani e che avevano sfuggito il rapporto con il bamboo.
Il tutto è molto ben descritto, anche se con troppe semplificazioni ed ingenuità, ma l'anzianità del pianeta giustifica lo sviluppo di un minimo di intelligenza distribuita tra tutti i suoi abitanti, e l'idea di una intelligenza vegetale è sviluppata con una certa coerenza, anche se ci sono delle esagerazioni poco giustificabili, come il trasferimento quasi in tempo reale di particolari elementi chimici tra una pianta e l'altra distanti decine o centinaia di metri
. Ma a parte questi aspetti poco scientifici, la struttura della storia è solida, i personaggi ben descritti e credibili, e sopratutto lo stile narrativo è scorrevole senza "incidenti" di percorso.
È evidente che in questo momento è di moda lo scontro tra l'umanità e una civiltà davvero aliena, con l'obiettivo di dover trovare un punto di incontro, una legittimazione reciproca e quindi una convivenza utile a tutti. Da questo punto di vista questo romanzo è molto più ben fatto e gradevole di I Figli del Tempo, anche se con i suoi difetti non proprio trascurabili.

 

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