Gregory Benford

Nell'oceano della Notte
Attraverso un Mare di Soli

ed Nord 1986 (In the Ocean of Night - 1976)
ed Nord 1987 (Across the Sea of Suns - 1984)

Siamo nel 1999, alle soglie del nuovo secolo e del nuovo millennio. In un modo sovrappopolato e inquinato i grossi industriali e i grossi «trust» economici americani lottano per il sopravvento; il nostro sistema di razionalità tecnologica sta crollando a pezzi e le masse tornano all'irrazionale, ai nuovi culti carismatici religiosi. La NASA, preoccupata solo di budget e di implicazioni politiche, si affanna per difendere un'impossibile sicurezza con le armi e la segretezza e non si accorge che sta per sopprimere un evento di importanza fondamentale: il contatto dell'umanità con un'altra razza intelligente. Solo Nigel Walmsley, anch'egli una specie di alieno, un britannico in America, un individualista nel gruppo della NASA, un astronauta tra gente di terra, virtualmente alienato dal mondo che lo circonda, riesce a comprendere l'importanza del nuovo evento, un evento che trascende le regole del gioco terrestre. Mandato a distruggere l'asteroide Icaro, in apparente rotta di collisione con la Terra, Nigel si accorge che esso è in realtà un'antichissima astronave aliena e disobbedisce agli ordini per esplorare il manufatto extraterrestre, convinto che possa contenere una conoscenza in grado di salvare un mondo dominato dall'inquinamento e dalla miseria. Ossessionato da quest'ansia interiore egli rischia tutto per impedire l'assurda distruzione dell'astronave da parte dell'ignoranza xenofobica dell'autorità costituita. Complesso, avvincente, tecnologicamente accurato, psicologicamente profondo, letterariamente perfetto, Nell'oceano della notte rappresenta una tra le espressioni più mature e compiute della fantascienza moderna, un ideale punto di fusione tra la «space opera» degli anni trenta e quaranta e la raffinatezza stilistica della «new wave» degli anni sessanta.

Siamo nell'anno 2056. Cinquanta anni sono passati da quando l'astronauta Nigel Walmsley (ricordate Nell'oceano della notte?) fece la sua storica scoperta: un'astronave aliena abbandonata e sepolta sotto la crosta dell'asteroide Icaro. E trenta anni sono passati da quando un osservatorio lunare si rese conto di ricevere trasmissioni radio in inglese da una stella vicina. Armata delle conoscenze impartite dai computer dell'astronave aliena, l'umanità ha passato quindici anni a costruire la Lanceer, la prima vera nave interstellare terrestre. A bordo vi sono centinaia di scienziati, uomini e donne che hanno abbandonato la loro vita sulla Terra per cercare di guadagnarsi i segreti dell'universo. E tra di loro, rispettato ma non certo amato, c'è Nigel Walmsley: il suo contatto diretto con i computer alieni gli ha alterato le percezioni, rendendolo essenziale al successo della missione ma separandolo per sempre dal resto dell'umanità. Gli scienziati hanno viaggiato per dodici anni e ora sono vicini alla loro destinazione, la stella Ra, sorgente delle misteriose trasmissioni radio. Qui troveranno la chiave del mistero scientifico del secolo: una razza aliena li sta attendendo, con un grosso indovinello da risolvere e un terribile segreto da rivelare, un segreto che può minacciare la Terra e tutta la vita organica. In questo splendido romanzo nella grande tradizione della migliore fantascienza tecnologico-avventurosa, il celebre scrittore e scienziato Gregory Benford ci presenta un ritratto complesso ed evocativo della vita nello spazio profondo.

Un ritorno nel passato abbastanza remoto, per questo mese. Ma un ritorno che ha uno scopo anche didattico, come ormai mi succede spesso. Quello che voglio far vedere è come si è sviluppata quella che è definita oggi la space opera, ma che era semplicemente la Fantascienza all'origine, prima che nascessero le infinite diramazioni che la compongono oggi, ognuna con il suo bravo nome identificativo, e con appassionati litigiosi sul definire a quale specifico sotto-sotto genere appartiene ogni nuovo romanzo. Purtroppo spesso anche gli autori si lasciano condizionare da questa classifazione e cercano di circoscrivere le loro opere all'interno di questa o di quella definizione. Dimenticando che i veri sottogeneri sono nati, come definizione, per definire delle opere specifiche, scritte sotto l'impulso personale dello scrittore che non si poneva certo il problema se stava rompendo qualche schema preesistente tanto da meritare una nuova classificazione. Voleva solo scrivere qualcosa di originale e di piacevole da leggere. Tutto questo solo per dire che le classificazioni vanno sempre prese con le molle, e che un romanzo particolare difficilmente si identifica completamente con una specifica classificazione.
Ma la space opera è invece abbastanza riconoscibile, forse per il suo forte legame con l'epoca classica della fantascienza, anche se ha subito fortissime variazioni di tematiche, di visioni globali, ma sopratutto di stile di scrittura. Esiste una space opera moderna, che affronta temi come il superamento della singolarità tecnologica, vedi
Vinge e Stross, o cerca di presentare problemi di confronto culturale e/o multirazziale, sfruttando le ultime conoscenze scientifiche e, come deve fare la fantascienza, spesso estrapolandole ampiamente.
Cercherò di presentare alcuni dei migliori risultati di questo sviluppo in queste pagine, ma per il momento mi piace porre l'attenzione su un autore che rappresenta una specie di linea di comunicazione tra il classico e il moderno.
Gregory Benford è un fisico di professione, e specificamente un astrofisico. La sua attività di scrittore di romanzi di fantascienza non l'ha distolto dalla sua attività principale, e l'effetto è ampiamente visibile nelle sue opere. Nonostante il suo romanzo più premiato sia stato Timescape, basato su una originale visione della possibilità di muoversi nel tempo, e abbia scritto anche altri romanzi singoli di notevole impatto, il suo contributo maggiore alla fantascienza credo risieda nella sua serie detta del Centro Galattico, composta da sei romanzi, di cui solo i primi quattro tradotti in italiano. In questa serie Benford sviluppa un tema originale ed estremamente interessante: data la tipica tendenza della vita organica ad autodistruggersi, lasciando normalmente come residuo una complessità di strutture meccaniche parzialmente intelligenti, nel passare dei millenni e di milioni di specie organiche diverse, è molto probabile che si possa sviluppare una civiltà meccanica, basata su macchine autoriproducentesi, ampiamente intelligenti, spaventate dalla possibilità continua di emersione di intelligenze organiche, diverse una dalle altre ma sempre con una tendenza distruttrice. E quindi la necessità, da parte delle macchine, di prendere ampie misure di protezione contro le intelligenze organiche. Un'ipotesi piena di molti possibili sviluppi e non facile da gestire.
In questi due primi romanzi, accomunati dagli stessi personaggi,
Benford fa nascere il problema, visto dal punto di vista dell'umanità terrestre, sviluppatasi forse grazie ad un antichissimo scontro tra le macchine e qualche loro oppositore organico, fino alla presa di coscienza da parte di un piccolo numero di superstiti dell'esistenza di questo conflitto, e della sua localizzazione principale nel centro della galassia.
Il primo romanzo sembra inizialmente una replica di tanti altri, con un asteroide in normale circolazione nel sistema solare che si rivela invece una astronave aliena che deve essere avvicinata ed esaminata, una macchina automatica in esplorazione per conto dei suoi costruttori, ma resa psicologicamente più duttile dal troppo tempo passato e dalle troppe esperienze. E' un romanzo in cui la costruzione dei personaggi principali è l'obiettivo fondamentale, anche al di là della storia stessa, che ha comunque notevoli aspetti di pregio. Lo stile di scrittura non è perfetto, ma dimostra una attenzione e una cura che lo pongono di diverse spanne al di sopra di opere analoghe dei suoi tempi.
Benford non vuole solo scrivere una storia interessante, la vuole anche scrivere bene, e se anche ancora non ci riesce completamente, il fatto che ci provi lo si nota ampiamente.
Il secondo romanzo sarebbe space opera pura, nella versione più classica del termine, se non fosse per la particolare cura scientifica posta nella ricostruzione di ambienti alieni, e non solo fantasticherie pseudo-scientifiche, ma sopratutto per la cura dello sviluppo psicologico dei personaggi principali, sia nello spazio che sulla Terra.
Alla fine di questo romanzo il tema principale della serie diventa esplicito.

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