Ursula Le Guin

I Reietti dell'altro Pianeta

Ed. Nord 1975 (The Dispossessed - An Ambigous Utopia - 1974)
Due pianeti gemelli, Urras e Anarres, sono uno la luna dell'altro. Ma Urras, quasi desertico, non aveva mai favorito gli insediamenti umani, fino a quando non vi migrarono in massa i seguaci di Odo, che erano in contrasto insanabile con la società del benessere che prosperava (e continua a prosperare) su Anarres.
Da allora gli Odoniani hanno creato una società di sopravvivenza, consona tuttavia ai loro ideali: una "fratellanza" da cui sono esclusi i sentimenti stessi di proprietà, di governo e di autorità. I contatti fra i due pianeti sono esigui, benché non interrotti, ma un muro chiude il porto franco in cui scendono le navi spaziali anarresiane, e salvguarda come un cordone sanitario gli "anarchici", i nullatenenti di Urras, dalle idee (non meno che dai microbi) di Anarres.
In questo libro emergono le doti narrative e immaginative di Ursula Le Guin attraverso una descrizione fitta di particolari affascinanti, che ci dà il ritratto di due opposti modi del vivere civile: da una pate la profonda analisi di una società opulenta, dall'altra la sottile rete di "precetti" e di "rituali" in cui ricade anche una società fodamentalmente anarchica. L'elemento che mette a fuoco le due oposte situazioni è l'esperienza di Shevek, il genio matematico che, con un apparente tradimento, accetta un invito a lavorare sul pianta dei "ricchi" e dei "proprietari", spinto dal proprio desiderio di abbattere le barriere dell'odio e della diffidenza, simboleggiate dal muro che chiude il porto di Anarres.
Le prospettive che vengono mostrate in questo romanzo, l'essenziale senso della Storia come "lavoro da fare" tra rischi e incertezze, sono rivelatrici: I reietti dell'altro pianeta ridà vita alla tradizione utopistica a favore della nostra ambigua epoca di speranza e di terrore, e porta magistralmente la fantascienza all'altezza della grande letteratura umanistica.
Ho letto per la prima volta questo romanzo nel 1975, prima che venisse pubblicato in Italia, in una copia paperback americana che e' ancora in mio possesso, mentre l'edizione italiana che ho acquistato successivamente, dopo varie peripezie non e' piu' rientrata da un prestito.... non mi ricordo a chi :-(

E' uno dei romanzi che ha avuto piu' influenza sul mio modo di vedere il mondo. Quando l'ho letto ero al termine del mio ripensamento dell'esperienza di diversi anni di militanza in un gruppo extraparlamentare. Lo studio del marxismo fatto in quel periodo mi portava a pensare che molte delle considerazioni, ma specialmente delle azioni, che venivano portate avanti (uso ancora il vecchio vocabolario :) ) in quei gruppi fossero basati su valutazioni sostanzialmente errate, prima di tutto perche' obsolete, ma poi anche perche' falsate da un idealismo di fondo. Non e' questo il posto per queste considerazioni, ovviamente, ma su queste mie considerazioni l'effetto di questo romanzo e' stato notevolissimo.

Essendo scritto da una americana di sinistra, l'obiettivo del romanzo era di porre in evidenza la possibilita' di esistenza di una societa' anarchica, in contrapposizione con una struttura banalmente capitalistica, come quella conosciuta da tutti i potenziali lettori. L'autrice cerca di caratterizzare, secondo me molto bene, gli aspetti essenziali di una societa' di totale liberta' individuale, i suoi pregi e i suoi difetti. Non c'e' dubbio che l'obiettivo fosse di dimostrare che era possibile, difficile ma possibile, una struttura di societa' diversa da quella del capitalismo americano. Per me pero' l'effetto e' stato molto diverso. Mi e' diventato improvvisamente chiaro come una struttura di societa' totalmente libera, al limite dell'anarchia, richiedesse, per poter esistere, delle costrizioni esasperate. Quelle del romanzo sono costrizioni dovute alla pura necessita' di sopravvivere, e credo sia una delle condizioni piu' essenziali. Partendo da quella situazione, credo di poter dire che costrizioni equivalenti, in mancanza delle stesse condizioni di bisogno, possono essere solo garantite dall'uso della forza. Cioe' da una dittatura. Questo e' sostanzialmente in linea con la vecchia visione marxista di una dittatura del proletariato che fa da apripista al futuro mondo felice socialista (o addirittura comunista) che necessariamente ne seguira'. In realta', come diventa facile capire nella simulazione del romanzo, ed un po' meno nella realta', ma si capisce ugualmente, venendo meno la forza, viene in qual modo meno anche l'obiettivo, e le cose si mescolano e si complicano.

E' difficile riassumere le sensazioni complesse che questo romanzo mi ha provocato. I ripensamenti cui ha dato origine sono alla fine sfociati in quella che e', giusta o meno che sia, la mia attuale visione del mondo. Un risultato eclatante, per un "semplice" romanzo di fantascienza

:-)

Chissa' se e' la stessa cosa , letto oggi da persone giovani oggi.

Se c'e' qualcuno che e' disposto a fare la prova, me lo puo' far sapere? Grazie

:-)

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