Michael Swanwick
I Draghi del Ferro e del Fuoco La Figlia del Drago di Ferro ed. Urania 2011 (The Iron Dragon's Daughter-1993, The Dragon of Babel-2007) |
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I draghi di ferro rappresentano l'arma strategica che può garantire la supremazia all'uno o all'altro dei Signori, la casta intoccabile che si contende il pianeta con guerre interminabili. Jane, che vive nelle spaventose condizioni di una "fabbrica dei draghi", sogna di mettere fine al sistema della schiavitù e fugge con la carcassa arrugginita del possente Melanchthon, un drago da combattimento destinato alla demolizione. Ma per ripararlo dai molti guasti riportati in battaglia e restituirgli la furia originaria, bisognerà imparare le arti di una scuola molto particolare ... Per fortuna Jane è una changeling, una "ragazza scambiata", e ha tutta la determinazione che serve per sopravvivere tra gli orrori della scuola, le violenze di un mondo impazzito e le tentazioni di Galiagante, il Signore che ha per lei straordinarie attenzioni. |
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Due romanzi del tutto indipendenti l'uno dall'altro ma ambientati nello stesso mondo, un mondo al di là del nostro, dove convivono molte razze tradizionali delle fiabe e leggende, dove la magia coesiste con una tecnologia ottocentesca. La Figlia del Drago di Ferro era già stato pubblicato in Italia nel 1995 da Fanucci col titolo di Cuore d'Acciaio, e può essere considerato l'iniziatore del New Weird e nello stesso tempo un antesignano dello Steampunk, categorie del Fantastico ora ben riconosciute.
La Figlia del Drago di Ferro è un classico esempio del potere della fantasia e dell'inventiva nel nascondere o far ritenere trascurabili dei difetti narrativi. E' in effetti un romanzo abbastanza sconclusionato, che avanza a scossoni, spesso con scarsa coesione tra una parte e l'altra, e lo sforzo richiesto al lettore per connettere logicamente le varie parti della narrazione è maggiore di quanto normalmente si richiederebbe in una storia fantasy. Il finale è estremamente debole, quasi arraffazzonato in fretta e furia per concludere in qualche modo la vicenda. Ma la fantasia profusa a piene mani in questo romanzo compensa abbondantemente i suoi evidenti difetti. L'ambientazione è una innovativa interpretazione di un mondo Faerie, parallelo al nostro, in cui agisce Jane, una ragazzina changeling e quindi umana, in mezzo ad una moltitudine di creature delle fiabe e dei miti, gerarchicamente organizzate con gli elfi, altezzosi ed arroganti, ai vertici della piramide sociale. Magia e scienza convivono in modo strano, mescolate ad ottenere una tecnologia per molti versi simile a quella ottocentesca del nostro mondo normale, ma in cui agiscono giganteschi draghi di ferro, macchine senzienti come d'altra parte a diverso livello sono senzienti tutte le macchine di quel mondo, e dedite alla distruzione e alla violenza. E' un mondo spietato e crudele quello in cui Jane deve cercare di sopravvivere e farsi strada, pieno di sorprese ed invenzioni. La quantità di trovate che Swanwick immette nella sua narrazione è tale da non poter essere completamente sfruttata, per cui molti aspetti strani e curiosi rimangono tali senza ulteriore sviluppo. Per i problemi stilistici detti prima, la lettura de La Figlia del Drago di Ferro non è scorrevole, e l'eccesso di fantasia, di invenzioni, di stramberie non aiuto di certo, ma se si apprezza l'originalità, la ricchezza di aspetti nuovi e strani in un mondo fantasy, allora la lettura di questo romanzo di Swanwick non potrà che essere tutto sommato soddisfacente. Il Drago di Babele, scritto ben 14 anni dopo il precedente, è un romanzo che si svolge nello stesso ambiente Faerie del precedente, ma è una vicenda del tutto indipendente, con personaggi completamente diversi. Nonostante si tratti in parte dell'unione di racconti scritti in precedenza, la narrazione è molto più logica e conseguenziale, più facile da seguire, anche se un po' meno fantasiosa e rutilante di trovate. Forse perchè viene inevitabilmente letta dopo, essendo la seconda parte di uno stesso volume, le impressioni del mondo di magia e tecnologia in cui vive la sua avventura il mezzosangue Will sono meno forti ed accese di quelle de La Figlia del Drago di Ferro. La città di Babele non può non richiamare alla mente la New Crobuzon di Miéville, ma non ne ha l'impatto visivo e, direi, nemmeno olfattivo, oltre che essere tutto sommato meno credibile. Questa volta alcuni temi sociali sono molto più espliciti che ne La Figlia del Drago di Ferro, ma lo sono anche perchè inseriti in una storia con meno fantasia, più banale. Ancora una volta il finale è forse la parte più debole. |
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