Patrick Rothfuss

La Paura del Saggio

ed Fanucci 2011 (The Wise Man's Fear 2011)

Questa è la storia di un uomo che insegue la verità di una leggenda e strada facendo diventa egli stesso una leggenda. Il giovane Kvothe è ancora alle prese con gli studi all'Accademia e con i suoi esperimenti, ma il carattere, focoso e ribelle quanto la sua chioma, e una lingua tagliente, affilata come una spada, gli hanno procurato diversi nemici. La rivalità crescente con un influente membro della nobiltà lo costringe a lasciare l'Accademia e a cercare fortuna altrove. Solo, alla deriva e senza un soldo, si reca nel regno di Vìntas, dove si lascia coinvolgere dagli intrighi di corte, scopre il fallito tentativo di un assassinio e, a capo di una truppa di mercenari, indaga il mistero di chi - o cosa - minacci i viaggiatori della King's Road. Nel frattempo, prosegue la sua incessante ricerca su Amyr e Chandrian. E mentre Kvothe muove i primi passi come eroe, scopre quanto sia diffìcile la vita per un uomo che, dopo aver acquisito poteri strabilianti grazie alle esperienze rischiose e straordinarie che ha vissuto, sta diventando una leggenda del suo tempo. Dopo il successo di "Il nome del vento", il secondo capitolo della trilogia" Le cronache dell'assassino del re"

Secondo capitolo della trilogia Le Cronache dell'Assassino del Re, di un autore di fatto al suo esordio. Il primo romanzo della serie, Il Nome del Vento, mi aveva completamente conquistato non tanto per la storia, ma principalmente per lo stile di scrittura, estremamente coinvolgente. Non che la storia non fosse importante e con aspetti di originalità, ma sicuramente non sarebbe spiccata da sola e non ne avrebbe fatto ai miei occhi quel gioiello di cui ho apprezzato ogni singola pagina, anche nella seconda lettura che ho dovuto fare per riagganciarmi a questo suo seguito, uscito troppo tempo dopo per poterne ricordare i dettagli. Devo però confessare che ci ho messo anche io molto tempo prima di leggere questo secondo capitolo, nell'impossibilità di portarmi in giro nei miei spostamenti quotidiani questo mattone gigantesco di 1200 pagine. Quindi la versione cartacea giaceva immobile nella mia libreria in attesa che potessi avere il tempo di leggere tutta questa roba con calma in casa, finché mi sono procurato la versione elettronica e me lo sono letto in viaggio con l'ebook reader, ma nel frattempo era passato ben più di un anno (e non è l'unico megavolume che aspetta di essere letto seduto sul divano mentre riesco solo a leggere sui treni o sugli autobus).
Il mio giudizio su
La Paura del Saggio non è però altrettanto positivo del suo precedente. Non è che Rothfuss scriva peggio, anzi, il coinvolgimento emotivo nelle vicende di Kvothe è sempre al massimo livello, e la narrazione scorre chiara e limpida come prima. La storia stessa acquista un poco più di spessore, anche se ormai l'ambientazione è definita e non ci sono più novità da quel lato.
Ora
Kvothe prende sempre più consapevolezza della sua forza, e attraverso esperienze diverse e praticamente uniche incomincia a diventare l'eroe che sapevamo dovesse diventare. Gli eventi avanzano lentamente, ma avanzano e si capisce sempre di più perché Kvothe è diventato quello che è ora anche se continuiamo ad ignorare le ragioni che lo hanno portato a negare se stesso. I tentativi del suo allievo Fae di risvegliare la vecchia consapevolezza sembrano non avere effetto.
Però, molto semplicemente,
Rothfuss esagera nei dettagli apparentemente ininfluenti, che sarebbero solo degli utili riempitivi per caratterizzare meglio i personaggi se avessero portato il romanzo da 300 a 400 pagine, e magari sarebbero stati dei dettagli interessanti anche portandolo da 600 a 800. Ma quando le infinite descrizioni del tempo passato da Kvothe tra i Fae con la sua irrealistica resistenza al potere erotico di Felurian, o ad imparare le tecniche di controllo e di combattimento degli Adem portano il volume dalle 800 pagine, già eccessive, del primo romanzo alle 1200 di questo, si supera ogni limite di sopportazione, anche se ogni pagina è scritta perfettamente.
Mi rimane il piccolissimo dubbio che in realtà tutti i particolari che ora mi sembrano inutili risulteranno essenziali nel romanzo conclusivo, ma lo ritengo altamente improbabile. Semplicemente
Rothfuss si è fatto prendere la mano dal suo stile facile e scorrevole, e fortemente emotivo, e ha decisamente esagerato.
Quindi
La Paura del Saggio è un ottimo romanzo, una degna continuazione de Il Nome del Vento, ma almeno un paio di episodi sono stiracchiati al limite dell'insopportabile. Apparentemente è un difetto da parte dell'editor, che per un esordiente che ha fatto il grosso colpo con il primo romanzo dovrebbe essere estremamente accorto a gestire il successo senza che prenda la mano, e così non sembra essere stato.
Speriamo in meglio per il capitolo conclusivo.

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