Michael J Sullivan

Heir of Novron

Ed. Orbit 2012

 

The New Empire intends to mark its victory over the Nationalists with a bloody celebration. On the high holiday of Wintertide, the Witch of Melengar will be burned and the Heir of Novron executed. On that same day the Empress faces a forced marriage, with a fatal accident soon to follow. The New Empire is confident in the totality of its triumph, but there's just one problem--Royce and Hadrian have finally found the Heir of Novron and they have their own holiday plans.

Volume conclusivo della trilogia The Riyria Revelations, che unisce i romanzi precedentemente autopubblicati dal titolo Wintertide e Percepliquis. Ho già presentato Theft of Swords e Rise of Empire con un giudizio sostanzialmente positivo, che confermo anche per questa parte finale. La storia arriva a conclusione in un modo molto logico, senza troppe sorprese, ma con adeguati colpi di scena che, essendo molto perspicaci, si potevano anche prevedere. Perché Sullivan ha mantenuto fede alla sua promessa iniziale di avere l'intera storia sotto controllo, e ha scritto l'intera trilogia (sei volumi nell'originale autopubblicati) prima di passare alla pubblicazione, in modo da poter verificare ogni possibile incoerenza narrativa. Ma a parte questo controllo a posteriori, è la struttura stessa della storia che è stata ben pensata fin dall'inizio, con banali episodi nei primi volumi che si rivelano eventi importanti nella parte finale della narrazione, e Sullivan era stato ben chiaro in questo, dicendo di aver disseminato tanti indizi non facili da cogliere che sarebbero diventati evidenti solo nello sviluppo della narrazione, ed effettivamente è così.
Nell'invitarvi a leggere questa buona conclusione di una storia ben pensata e ottimamente scritta, non voglio fare spoiling della trama, perché quel poco di sorpresa finale, se non la si è indovinata prima, è giusto rimanga una sorpresa. Mi limito quindi a dare il mio giudizio conclusivo sulla trilogia.
Essendo stata rivista tutta prima della pubblicazione, non ci sono grosse variazioni di valutazione dello stile di scrittura tra l'inizio e la fine di quest'opera, e quindi rimangono delle ingenuità stilistiche, in particolare con alcuni eccessi di descrizioni, un controllo non perfetto del Punto di Vista, ma tutto sommato più che sufficiente, e qualche Deus ex Machina che magari si sarebbe potuto evitare.
Sullivan usa in un modo non del tutto banale i classici stereotipi del Fantasy tolkeniano, e in questo riesce sicuramente ad essere sufficientemente originale da permettere la lettura dei suoi romanzi senza la sensazione di un déjà vu, di un "ricicciamento" di ambienti e creature già viste fin troppe volte.
Il finale della storia non è solo adeguatamente ottimista da soddisfare l'esigenza del lettore medio di vedere una buona conclusione per i suoi personaggi preferiti, ma è anche una conclusione conclusiva, nel senso che tutto trova una sistemazione logica e non rimangono conflitti decisamente aperti. Per questo, almeno credo, Sullivan è stato capace di scrivere solo una nuova trilogia che è di fatto un prequel, cioè una storia precedente a quella descritta qui, come se tutto si sia concluso in questi romanzi e un futuro di nuovi conflitti sia davvero difficile da sviluppare con questi stessi personaggi.
Voglio però fare un'osservazione finale sull'ultimissima scena dell'ultimo romanzo: credo che questo finale fosse nella testa dell'autore fin dai primi momenti in cui ha incominciato a pensare a questa storia. Diciamo che buona parte della storia è costruita per questo finale, che conclude perfettamente l'attuale vicenda ma apre anche a tante nuove possibilità di sfruttare l'ambientazione per nuove avventure, probabilmente non con gli stessi personaggi. Ma non voglio dire oltre... arrivate a leggere le ultime pagine...

 

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