Robert Silverberg

Il Castello di Lord Valentine

ed. Nord 1982 (Lord Valentine's Castle-1980)

Majipoor e' un mondo gigantesco, colonizzato dai terrestri nei primi anni del viaggio interstellare. E' un pianeta vasto e diverso, povero di metalli ma ricco di citta' e popoli strani, umani ed alieni. Molti miliardi di esseri intelligenti vivono su Majipoor: assieme agli umani abbiamo la nativa razza dei Metamorfi, e le grosse creature dotate di quattro mani e note col nome di Skandar, e i piccoli maghi della razza Vroon, e tanti altri popoli ancora.
Per migliaia di anni Majipoor e' stato governato in pace dal Pontefice, l'imperscrutabile imperatore che passa gran parte della sua vita immurato in un enorme labirinto sotterraneo nel continente di Alhanroel, e dal Coronal, il reggente esecutivo del reame, che ha dimora in un antichissimo castello situato sulla cima di Castle Mount, una montagna di altezza quasi inimmaginabile.
Ora pero' per la prima volta nella storia del pianeta, il Coronal deve affrontare una misteriosa e terribile sfida, in una lotta per il potere che ha inizio in una piccola taverna di provincia, con la comparsa di uno strano personaggio di nome Valentine, un giovane vagabondo senza memoria. Estremamente amabile e di buona natura, Valentine, unitosi ad un gruppo di giocolieri, girovaghera' per le strade e le citta' di questo mondo meraviglioso, acquisendo a poco a poco coscienza del proprio perduto passato e, assieme ad un seguito sempre crescente di assidui seguaci, si avviera' verso quel magico destino di grandezza che lo attende in cima alla gigantesca montagna di Castle Mount.

Silverberg e' un autore difficile da definire, perche' nella sua lunga carriera di scrittore, non solo di fantascienza, ha attraversato diversi periodi abbastanza diversi uno dall'altro. Ha iniziato a scrivere molto presto, a venti anni, e grazie alla sua enorme facilita' di scrittura, alla sua capacita' di dare forma gradevole a qualunque idea, ma anche capace di spaziare su praticamente tutto lo spettro della fantascienza degli anni 60, si era fatta una fama di scrittore prolifico ma senza una idea propria, autore di storie leggibili ma abbastanza banali, centrate sostanzialmente su tutte le piu' conosciute variazioni della SF avventurosa del periodo.
In realta' non e' proprio cosi', perche' e' vero che la sua produzione di quegli anni non spiccava per originalita' di idee, che era allora l'aspetto considerato piu' importante, ma erano sempre romanzi scritti bene, logicamente sempre consistenti, a differenza di altre opere ben piu' famose, con un'attenzione non proprio banale ai problemi umani nelle diverse e complesse situazioni che era capace di inventare.
Ed infatti negli anni successivi, a cavallo tra i 60 e i 70, comincio' a produrre opere sempre piu' complesse, in cui l'obiettivo era lo studio dell'uomo in condizioni estreme. Opere che gli hanno portato riconoscimenti e fama, ma che, nella crisi della SF di allora, periodo di transizione tra le riviste e i romanzi, non erano molto considerate dagli editori. Decise quindi di smettere di scrivere.
Dopo qualche anno fu annunciato il suo ritorno, con un romanzo completamente diverso dai precedenti. Ed e' questo
Il Castello di Valentine che presento questo mese. E' in realta' un romanzo di Fantasy, anche se all'epoca la Fantasy era cosa diversa. Un romanzo tutto sommato semplice, molto piu' semplice dei suoi ultimi, ma non banale. Ispirato evidentemente dalle opere di Vance, e' la presentazione di un mondo particolare, Majipoor, enorme come superfice, data la sua leggerezza dovuta alla carenza di elementi pesanti, difficile da percorrere per le difficolta' tecnologiche legate alla mancanza di metalli, a parte alcuni lasciti di una civilta' terrestre evoluta che lo aveva colonizzato millenni prima e poi lasciato a se stesso. Raggiunto successivamente anche da altre razze aliene, la loro convivenza, insieme a quella, piuttosto critica, con i nativi metamorfi, rappresenta il tema principale del romanzo. Ma vi sono anche altri aspetti della natura umana che vengono indagati e studiati, tra cui quello tra potere e liberta' individuale, che e' anche un tema classico, non solo fantascientifico, ma che qui acquista "sapori" diversi, per la liberta' di immaginazione che la SF permette.
Un romanzo che rientra quindi nello schema piu' tipico di romanzi del genere, ma con una qualita' superiore, sia di narrazione, sia di analisi delle situazioni, ma sopratutto e' una grande invenzione di un mondo estremamente particolare, quasi studiato apposta per mettere in evidenza certe qualita' e certi divetti della natura umana.
Silverberg ha poi scritto altri due romanzi ambientati su questo pianeta,
Cronache di Majipoor (Majipoor Chronicles) e Il Pontifex Valentine (Valentine Pontifex), in cui sfrutta l'idea originale di questo mondo enorme e complesso, e sviluppa sino ad una fine ragionevole l'idea di base del conflitto interiore causato dalla possibilita' e necessita' di gestione del potere rappresentato da Valentine stesso.
Successivamente Silveberg ha scritto molti altri romanzi, quasi tutti definibili di Fantasy, ma che hanno sempre avuto al centro i problemi originati dalla natura umana in ambienti estremi, o problemi posti all'ambiente dalla natura umana.
Tutto sommato uno scrittore estremamente capace di scrivere, che forse non ha trovato l'idea per un capolavoro, ma che ha lasciato una buona traccia del suo pensiero.

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