Jeannette NG

Under the Pendulum Sun

Ed. Angry Robot Books 2017

 


Catherine Helstone's brother, Laon, has disappeared in Arcadia, legendary land of the magical fae. Desperate for news of him, she makes the perilous journey, but once there, she finds herself alone and isolated in the sinister house of Gethsemane. At last there comes news: her beloved brother is riding to be reunited with her soon – but the Queen of the Fae and her insane court are hard on his heels.

Un'altra lettura insoddisfacente, ma questa volta una discreta parte di responsabilità ce l'ha il mio gusto. Perché poi abbia deciso di leggere questo romanzo nonostante i molti indizi che avrebbe potuto non piacermi non me lo ricordo più, ma probabilmente era in una lista di letture consigliate da parte di qualche rivista inglese o americana e ho voluto correre il rischio.
Per gli amanti dei romanzi gotici, e magari anche delle storie dei Fae, questo racconto può essere anche una bella sorpresa, nonostante i suoi difetti di cui parlerò poi, ma per me sia l'argomento che lo stile narrativo e il linguaggio usato sono risultati piuttosto difficili da accettare. L'argomento di un romanzo l'autore lo sceglie come pare a lui, e un possibile lettore non può aver niente da dire se non evitare di leggerlo. Ma sul linguaggio, pur rimanendo sostanzialmente valide entrambe le libertà di scelta, qualche valutazione in più la si può fare. In un dialogo è normale e corretto far parlare ogni personaggio con il proprio linguaggio: sgrammaticato, dialettale, forbito o anche con termini antiquati e obsoleti se è qualcuno che proviene dal passato o dal passato deriva la propria cultura (sempre che l'autore ne sia capace, ovviamente). Ma nelle parti descrittive, quando di fatto è l'autore che parla (o l'Osservatore Onnisciente) bisognerebbe ricordare che si sta scrivendo oggi per lettori di oggi, e quindi, a parte situazioni particolarissime, è opportuno usare il linguaggio di oggi. È un'osservazione che ho fatto anche altre volte e che qui non svolge un ruolo fondamentale, ma ha solo aumentato il mio fastidio di sentir parlare del mondo dei Fae e di una missione religiosa protestante (!) presso di loro, con enorme quantità di discorsi teologici.
La trama è estremamente tenue ruotando sostanzialmente intorno ad un solo fatto: (Attenzione Spoiler) la protagonista ama inconsciamente il proprio fratello, missionario presso i Fae, e avendone perso notizia lo segue per capire cosa gli sia successo. Il fratello invece la desidera fortemente e ha cercato di allontanarsi il più possibile per resistere alla tentazione. Dopo il loro incontro, quando sembra che in realtà la protagonista sia una persona scambiata dei Fae, succede quello che ogni lettore aveva capito dovesse succedere, e quando invece si scopre che sono davvero fratello e sorella, non importa più niente a nessuno dei due. Il contenuto del romanzo è tutto qui, ma condito da infiniti problemi morali e sensi di colpa e con un'enorme quantità di discussioni teologiche sulla possibilità o impossibilità che i Fae abbiano un' anima, e giù di lì (fine Spoiler). Il Sole a Pendolo del titolo è la fonte di illuminazione e calore del mondo dei Fae, un'enorme sfera infuocata appesa a non si sa che cosa che oscilla come un pendolo su una terra che invece è piatta, determinando periodi di luce maggiore o minore con la sua oscillazione e zone più calde o più fredde a secondo della loro distanza dal centro dell'oscillazione. Come world building non c'è poi molto di più.
Il problema di questo romanzo è che una trama di per se stessa così esile, avanza in modo estremamente lento con i personaggi avvolti continuamente in una enorme cappa di ansietà, sia per il mondo imprevedibile in cui vivono sia per la loro vicenda personale.
Se non siete proprio amanti di storie del genere, vi suggerisco di lasciar perdere.

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