Saladin Ahmed

Throne of the Crescent Moon

ed DAW Books 2012

From Saladin Ahmed, finalist for the Nebula and Campbell Awards, comes one of the year's most anticipated fantasy debuts: THRONE OF THE CRESCENT MOON, a fantasy adventure with all the magic of The Arabian Nights.The Crescent Moon Kingdoms, home to djenn and ghuls, holy warriors and heretics, are at the boiling point of a power struggle between the iron- fisted Khalif and the mysterious master thief known as the Falcon Prince. In the midst of this brewing rebellion a series of brutal supernatural murders strikes at the heart of the Kingdoms. It is up to a handful of heroes to learn the truth behind these killings. Doctor Adoulla Makhslood, "the last real ghul hunter in the great city of Dhamsawaat," just wants a quiet cup of tea. Three score and more years old, he has grown weary of hunting monsters and saving lives, and is more than ready to retire from his dangerous and demanding vocation. But when an old flame's family is murdered, Adoulla is drawn back to the hunter's path.Raseed bas Raseed, Adoulla's young assistant, is a hidebound holy warrior whose prowess is matched only by his piety. But even as Raseed's sword is tested by ghuls and manjackals, his soul is tested when he and Adoulla cross paths with the tribeswoman Zamia.Zamia Badawi, Protector of the Band, has been gifted with the near- mythical power of the lion-shape, but shunned by her people for daring to take up a man's title. She lives only to avenge her father's death. Until she learns that Adoulla and his allies also hunt her father's killer. Until she meets Raseed.When they learn that the murders and the Falcon Prince's brewing revolution are connected, the companions must race against time-and struggle against their own misgivings-to save the life of a vicious despot. In so doing they discover a plot for the Throne of the Crescent Moon that threatens to turn Dhamsawaat, and the world itself, into a blood-soaked ruin.

Ahmed è uno scrittore americano di origini molto miste, compresa una netta discendenza mediorientale. Ha esordito come scrittore più di una decina di anni fa con diversi racconti, alcuni dei quali hanno ottenuto la nomination per dei premi di una certa importanza.
Questo
Throne of the Crescent Moon è il suo primo romanzo, capitolo iniziale di una trilogia dal titolo The Crescent Moon Kingdom, ed è stato finalista per l'Hugo 2013. Per un quasi esordiente si tratta di un grande successo.
Ho letto questo romanzo con una più che buona predisposizione d'animo, e tutto sommato ne sono rimasto soddisfatto. Ma non si tratta di un capolavoro, e se presenta molti aspetti positivi, ha anche diversi difetti, che però non sono difetti eclatanti, ma toccano più le corde personali di gradimento di ogni lettore, per cui cercherò di spiegare perché a me non è piaciuto completamente, senza aspettarmi che questo giudizio sia necessariamente condiviso.
Incomincio dagli aspetti positivi.
Innanzitutto l'ambientazione, che è sicuramente l'elemento che colpisce per primo. Un fantasy ambientato in un mondo arabizzante è una novità quasi assoluta, a parte il cyberpunk islamizzato del compianto George Alec Effinger, e rappresenta sicuramente una ventata di aria fresca in un mondo in cui l'ambientazione, fatte le debite eccezioni, è quasi sempre una brutta copia tirata con lo stampino del classico neomedioevale, se non una ennesima ripetizione di Tolkien, e sicuramente questo aspetto deve aver pesato non poco nella selezione per l'Hugo.
I personaggi, specialmente i principali ma anche i tanti comprimari, sono degni dell'ambientazione generale e la arricchiscono di particolari gustosi, completando l'affresco generale di una società complessa ma coerente, con la sua struttura, la sua storia e i suoi miti. Qualche lettore si è lamentato delle continue citazioni di testi sacri che compaiono nei dialoghi del romanzo, ma a me è invece sembrato il modo giusto per immergere il lettore in una cultura in cui domina l'autorità della religione storicamente definita, in cui l'unica verità indiscutibile è quella contenuta nei testi sacri, al di sopra di ogni verifica pratica. In modo molto simile a quanto avviene nel mondo islamico, o almeno in parte di questo. La visione del mondo, delle forze che lo guidano, del rapporto tra l'individuo e questo stesso mondo, che formano l'essenza di una ambientazione credibile e coinvolgente, dipendono fortemente da questo aspetto, che a me è sembrato assolutamente essenziale per dare solidità all'ambientazione stessa.
La vicenda è dichiaratamente ispirata alle favole arabe, con i mostri, le magie e tutte le strane creature che ne riempiono le pagine. In un misto con un mondo razionale, l'alchimia e la magia sfumano una nell'altra, senza poter capire dove e se esiste una linea di divisione.
La storia che viene raccontata non è però all'altezza dell'ambientazione. Scorre abbastanza fluidamente e non ha grossissimi difetti logici, ma inciampa qua e là in soluzioni banali, a volte in esagerazioni che fanno perdere la sensazione di vivere in un mondo reale, di fantasia ma reale, con le sue regole e il suo sviluppo. Il finale è poi molto debole, con troppe situazioni che si risolvono solo grazie a fatti casuali, come se
Ahmed non sapesse come arrivare in modo più interessante alla soluzione già decisa in partenza.
Una critica fatta da un lettore che mi sento di condividere è che lo sviluppo dei personaggi, del loro carattere e psicologia, sembra poi un poco sacrificato alla storia, che prende quasi sempre il sopravvento e guida la narrazione, impedendo un pieno sviluppo caratteriale dei personaggi stessi.
E' però vero che non è sempre facile passare dalla logica dei racconti a quella dei romanzi, specialmente delle serie di romanzi, in cui non vi è più l'esigenza di mantenere la storia in limiti definiti e anzi lo sviluppo dei caratteri, la psicologia dei personaggi ha perlomeno lo stesso spazio dell'ambientazione generale. Mi auguro quindi di trovare dei miglioramenti nella gestione di una storia articolata, e dei suoi personaggi, già a partire dal prossimo volume della serie.

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