Brian Staveley

Le Spade dell'Imperatore

Ed. Gargoyle 2014 (The Emperor's Blades - 2014)

 

Un’oscura minaccia incombe sui figli dell’Imperatore di Annur.
Kaden, erede al Trono Incompiuto, ha trascorso otto anni in un eremo sperduto sulle montagne, dove i monaci devoti al Dio Assoluto gli hanno trasmesso un enigmatico sapere. I loro rituali contengono la chiave per raggiungere un potere antico che Kaden deve imparare a controllare prima che sia troppo tardi. Sulle Isole Qirin, lontano da tutto, Valyn si sottopone allo stremante addestramento impartito dai Kettral, un’élite di guerrieri che combatte volando su giganteschi rapaci. Prima di affrontare il mondo esterno, però, Valyn dovrà superare un’ultima, terribile prova. Nella capitale dell’Impero, Adare, assurta al rango di ministro, vuole dimostrare il proprio valore davanti al popolo. Ma ha anche un’altra missione: vendicare suo padre. Niente e nessuno potrà fermarla, se riuscirà a dominare l’indole che ha ereditato dalla sua stirpe. Ora che l’Imperatore Sanlitun è morto, il destino dei suoi tre figli sarà deciso in una battaglia spietata contro nemici sconosciuti, sotto lo sguardo di antichi dèi sanguinari.

Un altro esordiente nel settore della epic fantasy, che sta diventando decisamente affollato. Un esordio questa volta coronato da consenso di pubblico e critica, ed è piaciuto pure a me, per cui ve ne consiglio la lettura. La struttura della storia non è che brilli per originalità: un imperatore che gestiva con mano salda un insieme turbolento di localismi politici e teneva a bada una religione invasiva viene improvvisamente assassinato. I suoi tre figli sono sparsi per l'impero: i due maschi nella lontana periferia e la femmina nella capitale in un ruolo di un certo potere. Le similitudini con Acacia - The War with the Mein sono più di qualcuna.
Perché allora questo giudizio decisamente spostato sul positivo rispetto ad altri, esordienti o meno, apparsi in questo periodo?
Sostanzialmente per quei piccoli particolari che fanno passare da un'opera banale e senza pretese ad una lettura interessante, anche se non certo un capolavoro. A cominciare dalle truppe speciali addestrate a volare su degli enormi rapaci e a lavorare in squadre in cui ogni elemento ha una sua specializzazione. Ricordano un po' i Dragonieri di Pern, ma hanno anche molti aspetti innovativi e interessanti. Come pure la capacità di creare il "vuoto" nella propria mente, che apre la strada a connessioni tra diversi punti del mondo e anche tra mondi diversi, capacità che il giovane Kaden, erede al trono, deve imparare a sviluppare attraverso l'addestramento di una dura vita monastica.
Sono tanti gli spunti magari non del tutto originali ma sviluppati in un modo brillante e inconsueto che riempiono questo romanzo.
I personaggi principali sono poi sviluppati in modo completo, sono figure umane complesse che cercano di sopravvivere nel turbinio di eventi che accompagnano il tradimento che ha portato all'assassinio del loro padre e Re di un regno problematico i cui problemi sono ancora tutti da scoprire, così come le ragioni del tradimento. In una situazione in cui è difficile capire chi ti è davvero amico e chi invece sta tramando alle tue spalle, la vicenda dei tre fratelli si snoda in modo molto soddisfacente, sostenuta anche dal buon stile di scrittura di Staveley.
Poiché si tratta del primo volume di una prevista trilogia, è ancora presto per ritenere che Staveley sia un nuovo astro della epic fantasy, bisognerà aspettare la conclusione della vicenda, ma sicuramente ha avuto un inizio promettente che merita di essere letto.
 

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