David Anthony Durham

The War with the Mein

Ed. Doubleday (2007)

 

Born into generations of prosperity, the four royal children of the Akaran dynasty know little of the world outside their opulent island paradise. But when an assassin strikes at the heart of their power, their lives are changed forever.
Forced to flee to distant corners and separated against their will, the children must navigate a web of hidden allegiances, ancient magic, foreign invaders, and illicit trade that will challenge their very notion of who they are. As they come to understand their true purpose in life, the fate of the world lies in their hands.

David Anthony Durham è uno scrittore che ha avuto un discreto successo con dei romanzi storici, e improvvisamente si è dedicato al Fantasy. Questo è il primo volume di una trilogia che illustra la caduta e la rinascita sotto una forma diversa dell'Impero Akaran. E' anche stato pubblicato in italiano quasi subito dalla Piemme diviso in due volumi dai titoli fantasiosi di "I Ribelli del Mondo Oscuro" e "Il Guerriero del Lago d'Argento" con un prezzo individuale davvero elevato e con un totale di 42€. I seguiti della trilogia non hanno (ancora?) avuto una traduzione italiana, forse per le scarse vendite del primo volume. Ma se gli editori italiani si lamentano delle scarse vendite (cosa assolutamente veritiera) dovrebbero però anche chiedersi quanto su questo influisca la loro politica dei prezzi.
La trilogia prende il nome da quello dell'isola di Acacia,a sua volta chiamata così per l'omonimo albero di cui è ricca, e sede della dinastia Akaran, che da 22 generazioni regna sull'impero che ha riunito l'intero Mondo Conosciuto.
Dopo tanto tempo, una popolazione esiliata nel lontano nord sommerso dai ghiacci e dalle nevi dal fondatore della dinastia regnante, ed oppressa da una maledizione che impedisce alle anime dei loro morti di trovare la pace definitiva, crede di aver raccolto le forze sufficienti per ribaltare la situazione. La magia è stata ormai dimenticata, nessuno sa più come pronunciare le parole nella lingua del potere e della creazione, ma ogni magia, per prudenza del creatore stesso, deve contenere la possibilità di essere annullata. E anche la magia che condanna tutti i morti dei Mein a sopravvivere nei loro cadaveri mummificati può essere annullata ma non solo, tutti gli antenati che ancora influenzano con la loro personalità il capotribù Mein, Hanish, potrebbero tornare fisicamente in vita ed ottenere la loro vendetta dopo centinaia d'anni.
Hanish ritiene che l'uccisione dell'Imperatore di Acacia, Leodan Akaran, potrebbe ridurre la capacità di reazione delle forze imperiali e rendere possibile la loro vittoria grazie anche a nuovi alleati arrivati da oltre i confini del Mondo Conosciuto oltre ad altri trucchi sporchi che sa di poter usare. Accetta quindi il sacrificio del suo fratello minore che si avvia ad uccidere Leodan.
Leodan è un re che accetta il suo ruolo con diversi conflitti interiori, perché la ricchezza dell'impero si regge su un oscuro traffico di schiavi bambini e di droga che serve a tenere tranquilla la popolazione sfruttata fortemente nei campi di lavoro. La sua incapacità a modificare la situazione reale è il suo massimo dispiacere, ma non è psicologicamente in grado di andare oltre a questa autocommiserazione, trovando solo nella droga sostegno a questo suo problema e al dolore della perdita prematura della moglie. I suoi quattro figli, due maschi e due femmine, sono il suo massimo conforto, e in loro pone tutte le sue speranze per la soluzione dei problemi che gli sono evidenti ma che è incapace di risolvere. Nel momento in cui l'assalto assassino dei Mein riesce, e Leodan è sul letto di morte, cerca di difendere i propri figli e nello stesso tempo dare loro forse la forza per cambiare il mondo inviandoli in luoghi segreti sotto la cura di persone di fiducia.
Non tutto andrà come sperato, mentre l'attacco dei Mein distrugge facilmente una difesa impreparata, divisa nei suoi propositi e con molti tradimenti interni.
Mi sono dilungato in questa esposizione perché Durham si dilunga molto su questa parte di preparazione agli eventi, di conoscenza di tutti i personaggi, importanti o meno. Anche Durham segue la moda di un PoV per capitolo, forse introdotta da George Martin, e sicuramente ufficializzata da lui nelle sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma Durham si allarga ad introdurre come PoV anche personaggi non proprio centrali, per cui molti lettori si sono lamentati dell'eccessiva dispersione dei punti di vista.
Il seguito della narrazione segue principalmente, ma non solo, lo sviluppo delle personalità dei quattro figli, con i loro diversi destini determinati dagli eventi positivi o negativi della loro fuga. Con la loro presa di coscienza di essere eredi di un impero, con le speranze di riportare un livello di civiltà migliore del passato, cercano di riunirsi e di capovolgere la situazione, anche grazie all'aiuto della vecchia magia esiliata dal mondo proprio dai loro antenati.
Fino a 50 pagine dalla fine di questo romanzo di oltre 600 pagine totali, la vicenda sembra svolgersi come un classico romanzo per ragazzi, con il bene che prende progressivamente coscienza della sua forza e dopo traversie varie sconfigge il male. Ma Durham ha in serbo una grossa sorpresa, che nobilita l'intero romanzo, apre la strada per i suoi seguiti, e dà un significato molto più profondo all'intera storia.
Molti lettori hanno detto che avrebbero preferito una conclusione definitiva con questo romanzo, ed indubbiamente, accettando di non avere risposte a tanti enigmi ed accenni ad un mondo al di là del Mondo Conosciuto, la cosa sarebbe stata anche possibile. Però si sarebbe dovuto accettare un finale estremamente realistico, al limite del pessimismo, che non è affatto tipico del fantasy. Essendo solo il primo volume di una trilogia, è ancora tutto possibile, ma per leggere i due seguiti mi ci vorrà un po' di tempo. Al momento dico che è un buon romanzo, con difetti che non lo possono rendere ottimo, come la tendenza a far raccontare da qualche personaggio che li ha vissuti molti degli eventi più importanti, facendo decisamente perdere l'intensità emotiva di una scena diretta. Un difetto davvero inspiegabile, visto la capacità di descrivere scene di azione che Durham dimostra in altre occasioni. Sembrerebbe proprio una scelta stilistica, che secondo me è solo negativa. Quasi 4 stelline per Anobii e Goodreads, ma non proprio 4.

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