Joe Abercrombie

Last Argument of Kings

ed. Gollancz 2008

The sword & sorcery trilogy that began with The Blade Itself (2007) and Before They Are Hanged (2008) comes to a violent, sardonic and brilliant conclusion. The shaky Union, menaced simultaneously by rampaging Northmen and by Gurkish invaders from the south, now must contend with intrigue and treachery in its capital, Adua. Summoned to play parts in a devastating confrontation between magical forces, conscience-ridden berserker Logen Ninefingers and honest, weary Union commander Colonel West come down from the north to meet painfully self-aware torturer Glokta, revenge-obsessed female warrior Ferro, pliable young adventurer Jezal and scheming, unscrupulous mage Bayaz. All these people are believable, especially as they dabble in grimly convincing magic and struggle to hear their consciences through the roar of carnage and betrayal. Abercrombie is a fresh new talent, presenting a dark view of life with wit and zest, and readers will mourn the end of this vivid story arc.

La conclusione della trilogia The First Law, composta da The Blade Itself, Before They Are Hanged e da questo Last Argument of Kings. Ancora una volta una capacità elevatissima di caratterizzare i personaggi, molti e tutti diversi. Un controllo assoluto dei dialoghi, in cui ogni personaggio parla come mangia, in modo riconoscibile anche a un lettore non di lingua madre. Descrizioni dettagliate ed accurate, per quanto lo permette il genere, di battaglie di migliaia di uomini o di scontri tra pochi.
Una conclusione tutto sommato degna del livello dei romanzi precedenti, anche se forse leggermente deludente proprio per il mancato colpo di scena finale che l'alto livello dei primi due volumi poteva lasciare sperare. Invece la storia si conclude come è ragionevole si concludano le storie in questo nostro mondo reale, dove i forti vincono e i deboli perdono, con nessuna considerazione su chi ha più ragione e chi meno, chi ci è simpatico e chi no, e per questo può sembrare una conclusione banale. In effetti si concludono con il risultato più scontato, dati i rapporti di forza, sia la guerra dell'
Unione contro gli Uomini del Nord, con al suo interno la sottostoria della guerra personale di Logen Ninefingers contro il suo vecchio compagno/nemico Bethod, sia la difesa di Adua dall'assedio dell'Impero del sud. Più problematica è invece la vittoria del Primo dei Maghi Bayaz contro gli emissari del suo potente avversario Khalul, che richiederà il sacrificio di Farro e di migliaia di altri, oltre che la violazione della Prima Regola. Ma è sopratutto questa vittoria che esplicita quale morale domina i potenti: solo chi sopravvive e vince ha ragione.
Ad alcuni lettori la lunga parte che segue il climax della vicenda, cioè la battaglia di
Adua, è apparsa come un difetto, uno sbrodolamento di un finale che già ha lasciato dell'insoddisfazione di per sé. C'è sicuramente della verità in questo, ma io credo che questa apparente appendice sia invece il sigillo sulla descrizione di un mondo immaginario ma estremamente reale, brutale e senza spazio per sentimenti di debolezza, vivendo nel quale non si ottiene mai quello che si pensa di meritare. Il seguire nel dettaglio lo svolgimento di alcune vicende individuali, ma senza mai arrivare ad una vera conclusione, è il modo scelto da Abercrombie per illustrare meglio il modo di funzionare del mondo da lui costruito, per chi ancora magari avesse qualche dubbio e ritenesse che un romanzo di sword & sorcery debba avere un finale in cui i buoni sono premiati e i cattivi puniti. A me è piaciuto così, forse perchè il mio personaggio preferito di tutta la trilogia è l'Inquisitore Glokta, lo storpio e debole Glokta, con il suo dolore continuo e il suo incrollabile attaccamento alla vita, ma solo ad una vita passata a testa alta. E Glokta sarà quello che ne uscirà meglio, sempre in modo coerente con il personaggio.
Nonostante questa lunga appendice, il finale rimane aperto ad un possibile seguito, ma
Abercrombie fino ad ora ha scritto solo altri due romanzi che si svolgono nella stessa ambientazione, con alcuni degli stessi personaggi, ma che sono narrazioni indipendenti.

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