Joe Abercrombie

The Blade Itself

ed. Gollancz 2006

Logen Ninefingers, infamous barbarian, has finally run out of luck. Caught in one feud too many, he's on the verge of becoming a dead barbarian - leaving nothing behind him but bad songs, dead friends, and a lot of happy enemies. Nobleman, dashing officer, and paragon of selfishness, Captain Jezal dan Luthar has nothing more dangerous in mind than fleecing his friends at cards and dreaming of glory in the fencing circle. But war is brewing, and on the battlefields of the frozen North they fight by altogether bloodier rules. Inquisitor Glokta, cripple turned torturer, would like nothing better than to see Jezal come home in a box. But then Glokta hates everyone: cutting treason out of the Union one confession at a time leaves little room for friendship. His latest trail of corpses may lead him right to the rotten heart of government, if he can stay alive long enough to follow it. Enter the wizard, Bayaz. A bald old man with a terrible temper and a pathetic assistant, he could be the First of the Magi, he could be a spectacular fraud, but whatever he is, he's about to make the lives of Logen, Jezal, and Glotka a whole lot more difficult. Murderous conspiracies rise to the surface, old scores are ready to be settled, and the line between hero and villain is sharp enough to draw blood. Unpredictable, compelling, wickedly funny, and packed with unforgettable characters, The Blade Itself is noir fantasy with a real cutting edge.

E' vero. Lo so. Ne sono cosciente. Ma non ne chiedo scusa.
Avevo detto che avrei proposto dei romanzi non ancora apparsi in Italia con adeguata lentezza, lasciando spazio a letture più facili da trovare (e anche da leggere, dato che sono pochi quelli che leggono l'inglese con la stessa facilità dell'italiano), ma se poi nel mondo si pubblicano libri come questo, già tradotto in tedesco, olandese, spagnolo, francese e russo, mentre in Italia non ce n'è traccia, io che ci posso fare? Sicuramente non posso far finta di niente e proporvi letture di livello spazzatura come le varie
Unika, i Bryan per ragazzini pruriginosi, o magari opere anche leggibili ma estremamente modeste, in mezzo alle quali le repliche sempre uguali a se stesse della Troisi emergono come isole di scrittura quasi accettabile.
Per cui, mi spiace, ma se volete leggere del fantasy di buon livello, cercate di imparare rapidamente l'inglese perché di buone traduzioni se ne troverà sempre di meno (anche se ho da parte un paio di "megavolumi" in italiano ancora da leggere, e cioè gli ultimi
Sanderson e Rothfuss, ma le dimensioni sono eccessive anche per un lettore compulsivo come sono io, per cui mi ci vorrà sicuramente un poco di tempo).
Nel frattempo beccatevi questo primo volume di una trilogia già tutta pubblicata (il terzo volume è apparso nel 2008) e che, se le promesse qui presenti verranno mantenute, è probabile sia una delle migliori opere fantasy di questi ultimi anni.
Guardando solo alla trama di questo primo volume più di un lettore avrebbe delle grosse perplessità: un mago ultracentenario interrompe il suo volontario esilio per raccogliere una compagnia estremamente eterogenea allo scopo di ricercare un misterioso oggetto da cui sembra dipendere il futuro del mondo. E mentre all'interno dell'Unione le varie fazioni politiche si scontrano, si accoltellano alle spalle e si tradiscono con grande accanimento, dei barbari fortemente organizzati invadono il nord, mentre al sud forze misteriose stanno tramando per capovolgere una vecchia sconfitta. Detto in questi termini, non vi è assolutamente niente di originale. Ma non è nell'originalità della storia la forza di questo romanzo, che sta invece nella qualità dei personaggi, descritti magistralmente e fatti operare in modo eccellente, con i vari PoV (Point ov View) che permettono l'immedesimazione totale con loro. E' la qualità delle scene di azione, dei dialoghi sempre ad alto livello, con una sottile ironia che accompagna sempre anche le azioni più truculente.
L'influenza di
Martin e delle sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è fin troppo evidente, ma non siamo in presenza di una imitazione, solo di una comunanza di approccio al mondo fantasy. E ce ne fossero tante altre di comunanze a questo livello, invece delle squallide scopiazzature di Tolkien che continuano a riempire di elfi, nani e goblin i pochi scaffali lasciati liberi dall'immonda invasione di vampiri, lupi mannari e angeli caduti.
Come ho detto prima, tutti i personaggi principali sono molto ben descritti e sfacettati meticolosamente, e questo primo volume della trilogia serve proprio per presentarli e farne risaltare le capacità e le debolezze, perchè sono esseri umani, anche se non sempre del tutto e non proprio normali. Anche i personaggi secondari, la cui presenza dura magari poco più di un capitolo, sono disegnati con molta attenzione, e vivono la loro breve vita sul palcosceico della narrazione con una pienezza che rende la lettura sempre piacevole. Ma il mio personaggio preferito, che spicca per originalità e qualità descrittiva, è l'inquisitore
Glotka. Ex vanaglorioso esponente dell'elite nobile dell'Unione, vincitore dell'annuale torneo di scherma che porta gloria ed onori, eroe nella guerra contro l'impero del sud, ma catturato prigioniero e torturato per diversi anni, ne esce distrutto fisicamente e totalmente cambiato psicologicamente. Diventato inquisitore e torturatore egli stesso, per trovare ancora uno scopo alla sua vita di storpio afflitto da dolori fisici continui ed evitato per ribrezzo dai suoi vecchi amici e dalla alta società cui apparteneva, è analizzato nei suoi dubbi, nelle sue debolezze e nelle sue paure, temperate dalla consapevolezza di aver davvero poco da perdere, in un modo che a me pare eccellente. La sua figura spicca anche nel secondo volume della trilogia, di cui ho appena completato la lettura, e spero che abbia una degna conclusione nel volume finale.
Nel primo volume non ci sono scontri campali tra eserciti numerosi, ma le scene d'azione non mancano sicuramente, e sono descritte come devono essere. Anche se gli esperti delle arti marziali vi possono sicuramente trovare dei difetti e degli errori, e sopratutto delle esagerazioni, sono difetti del tutto trascurabili rispetto alla qualità media che è veramente alta, degna del miglior
Martin.
La debolezza principale di questo primo volume è forse che è troppo e solo introduttivo. Si capisce che ci sarà una quest, ma non si sa per che cosa. Si assiste alla lenta riunione dei destinati a farvi parte, e la loro descrizione è la parte principale e migliore del romanzo. Le lotte politiche interne all'Unione incominciano a far vedere la loro portata, mentre i pericoli esterni prendono consistenza. Poi basta, la prima parte finisce qui. Ma se il rimanente della trilogia è a questa altezza, ne sarò pienamente soddisfatto.

PS - Il secondo volume è all'altezza del primo, senza la classica debolezza che normalmente presentano i volumi centrali delle trilogie

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