Kim Stanley Robinson

Gli Anni del Riso e del Sale

ed. Newton Compton 2007 (The Years of Rice and Salt - 2002)

La Morte Nera, la terribile epidemia di peste, si abbatté sull'Europa nel quattordicesimo secolo con conseguenze devastanti: circa un terzo della popolazione del Vecchio continente fu annientata. Ma cosa sarebbe accaduto se la pestilenza avesse ucciso il 99 per cento della popolazione? Come sarebbe cambiato il mondo? Questo romanzo esplora proprio ciò che sarebbe potuto accadere nello svolgersi dei secoli: il sorgere e il tramontare di nazioni, il flagello di orribili carestie e i progressi legati alle grandi invenzioni, in un mondo in cui il buddhismo e l'Islam sono le religioni più diffuse e influenti, mentre la cristianità è soltanto una nota al margine. I protagonisti, soldati e re, esploratori e filosofi, schiavi e studiosi, condividono, nelle successive reincarnazioni, gli "anni del riso e del sale", ovvero gli anni della vita terrena distinti da quelli in cui l'anima è disincarnata e non necessita di cibo. Alternando azione e riflessione, Kim Stanley Robinson illumina di una straordinaria luce temi come il potere, la religione, la cultura e l'amore, in questa audace invenzione che è insieme un passato di fantasia e un monito a guardare con altri occhi il presente e il futuro.

Puo' essere considerato un romanzo di storia alternativa, perche' parte da un fatto che avviene in un modo un po' diverso da quello che conosciamo noi e da li' cerca di trarne le conseguenze piu' o meno logiche, ma in realta' non lo e' veramente, perche' lo sviluppo della storia non e' analizzato in modo continuo, ma solo attraverso visioni parziali e personali dei vari personaggi che si susseguono nei lunghi secoli che il racconto copre.
Potrebbe sembrare un romanzo sulle religioni, in quanto una gran parte di esso e' proprio dedicato all'analisi delle conseguenze reali dei precetti delle varie religioni, esclusa per ovvie ragioni quella cristiana, e delle loro differenze e similitudini, effetto e insieme causa dei diversi stili e filosofie di vita delle varie popolazioni della Terra, ma non e' veramente nemmeno questo, perche' non e' la religione l'interesse principale.
Sicuramente l'aspetto filosofico e' particolarmente curato, con analisi anche originali sul significato della vita umana, sul valore dei principi morali e la loro estrinsecazione materiale, ma non e' un romanzo filosofico, perche', pur seguito con attenzione, questo aspetto non e' analizzato sistematicamente, ma salta da punto di vista a punto di vista opposto, senza una idea unificante, se non quella della reincarnazione delle anime, che e' in effetti l'elemento che connette gli uni agli altri tutti i capitoli dell'intera vicenda.
Potrebbe anche sembrare un romanzo scientifico, in cui si analizza come la cultura dell'osservazione sperimentale, dell'analisi della realta' come propedeutica alla formulazione di modelli o teorie possa svilupparsi, in mancanza della rivoluzione del pensiero occidentale, da culture sostanzialmente fondamentaliste. Ma non e' nemmeno questo, perche' se anche lo sviluppo scientifico e' illustrato con qualche dettaglio, le vere motivazioni del suo nascere non sono analizzate con chiarezza.
In realta' e' un insieme di tutte queste cose, di questi motivi, per cui, quasi inevitabilmente, pecca di omissioni ed ingenuita' in ognuno di questi aspetti. Ma e' un racconto corale, una speculazione sulla natura umana, in cui la reincarnazione delle anime, il ritrovarsi secolo dopo secolo delle stesse nature in persone diverse, e' solo un espediente narrativo per dare una continuita' ad un racconto che, spandendosi su un periodo temporale cosi' ampio, non potrebbe che essere frammentario.
Sono tantissimi gli spunti di riflessione che questo romanzo riesce a creare, e credo che siano totalmente diversi da persona a persona, in base alla sensibilita' individuale.
C'e' ovviamente un elemento identificabile come tesi centrale di questa opera, ed e' la speranza di una maggiore uguaglianza tra tutti gli esseri umani, tra i sessi e tra le etnie, una tolleranza reciproca della propria individualita', delle proprie abitudini e, sopratutto, della propria filosofia di vita. E' qualcosa che e' nello stesso tempo inferiore all'idea di una societa' socialista, perche' manca della sua analisi economica, e ne e' anche superiore, perche' ne trova le ragioni piu' profonde nella necessita' emotiva dell'umanita' tutta.
Avevo gia' parlato di questo scrittore, presentando uno dei suoi primi romanzi di fantascienza, Icehenge, e avevo anche fatto notare la sua notevole capacita' descrittiva, molto evidente nonostante i romanzi che lo hanno reso famoso non sono mai stati pubblicati in modo completo in Italia.
Questo romanzo sembra discostarsi totalmente dalle sue opere precedenti, perche' dalla descrizione di sviluppi spaziali, nel senso che e' lo spazio occupato dall'umanita' il problema analizzato prima, si passa ad un'analisi storica, di sviluppo possibile, e nello stesso tempo necessario.
In realta' mi sembra di osservare una unita' di pensiero che attraversa tutte le opere di Robinson, ed e' il ruolo della memoria, che e' per lui l'elemento identificante dell'identita' umana. Sia essa la memoria temporalmnte limitata, nonostante la rigenerazione fisica, di Icehenge, che quella che unisce una umanita' alla conquista di un pianeta nuovo ed ostile come Marte, o i frammenti sconclusionati, incoerenti, che uniscono le vite delle successive reincarnazioni, e l'ansia di ricordare le vite precedenti, gli sforzi fatti per ottenere un minimo risultato e riuscire a conservarlo che e' un elemento non minore di questo ultimo romanzo.
Una sola osservazione sulla qualita' editoriale. Il volume contiene un notevole numero di refusi tipografici, del tipo non rilevabile da un correttore lessicale automatico ma che non potrebbero sfuggire ad un occhio umano, che evidentemente e' un lusso che non ci si puo' piu' permettere.....

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