Jack McDevitt

Cauldron, Fornace di Stelle

ed. Urania 2011 (Cauldron-2007)

I racconti ambientati al centro della galassia hanno un fascino innegabile ma pongono un problema quasi metafisico (almeno dal punto di vista della scienza attuale): come raggiungerlo. Per questo McDevitt immagina la necessità di costruire un rivoluzionario motore interstellare e lo descrive nel primo episodio del libro. Ma poi, esaurite le questioni nautiche, entra
in scena la spaziale Priscilla "Hutch" Hutchins e la missione decolla a velocità transfinite. Per approdare su una serie di mondi allucinanti che sono solo altrettante tappe prima del Centro ... e della minaccia che vi si annida.

E' un consiglio di lettura piuttosto particolare quello di questo mese. Di McDevitt avevo letto ed apprezzato Seeker, e anche per questo Cauldron mi aspettavo qualcosa di equivalente.
In realtà è molto diverso, pur mantenendo diversi aspetti comuni. Lo stile di scrittura è più piano, quasi piatto, puntando sostanzialmente a narrare la vicenda, senza digressioni. I personaggi sono abbastanza definiti, ma agiscono in modo estremamente prevedibile, scontato, direi banale. La storia sembra essere una rivisitazione delle avventure spaziali dell'era d'oro della fantascienza, quando l'eroe di turno, all'ultimo secondo prima della catastrofe, faceva la scoperta scientifica fondamentale che permetteva di produrre, così su due piedi, l'arma definitiva necessria per sconfiggere gli invasori alieni. Nonostante ci siano sostanziali differenze, nella lettura di
Cauldron la mia impressione principale è stata proprio questa. E' vero che l'invenzione del nuovo motore è dovuto passare attraverso qualche delusione, ma poi, ottenuto il risultato miracoloso, a sperimentare il motore e a farsi un giro per l'intera galassia parte il solito piccolo gruppo di Eroi Predestinati. E il tour galattico è molto simile a quello di altri romanzi degli anni 30-40, con la stessa semplice ed ingenua meraviglia per le stranezze, molto umane tra l'altro, che la misteriosa galassia nascondeva fino ad allora.
Da una razza collassata su se stessa per aver raggiunto una specie di immortalità che toglie ogni spinta all'innovazione e alla scoperta, alla nuvola di plasma intelligente, estremamente potente, ma con la mentalità di un bambino, che rappresenta un pericolo per l'intera galassia e che bisogna neutralizzare con un facile inganno, si trovano molti dei temi dell'età dell'oro, e non sempre rinnovati in modo congruo.
Questo è stato il mio giudizio dopo la lettura di questo volumetto di Urania. Un romanzo degno di due ore di divertimento, e sicuramente senza alcun valore particolare. Da consigliarne la lettura come passatempo, con in più il piacere, per chi come me ha letto anche la fantascienza degli anni gloriosi delle avventure spaziali fine a se stesse, di ritrovare un forte richiamo a quello stesso spirito di avventura e di meraviglia per le scoperte di un universo tutto sommato fatto a nostra immagine e somiglianza.

Poi mi è successo di leggere che l'edizione originale era di 80 pagine più lunga. Mi sono procurato l'edizione originale e ho fatto il confronto. A partire dalla prima pagina, e con costanza assoluta, nella versione italiana di Urania le descrizioni sono accorciate, intere frasi sono tagliate se non modificano la semplice successione dei fatti. Il risultato è quello stile piatto e poco approfondito che mi aveva colpito negativamente. C'è da aggiungere che già McDevitt usa uno stile asciutto in partenza, per cui il taglio di tutte le descrizioni aggiuntive ai fatti lo lascia veramente spoglio.
Quello che poi mi ha lasciato veramente esterefatto è che in tutta questa ansia di riduzione, il traduttore si lasci andare ogni tanto a delle interpretazioni personali del testo, ben al di là dell'esigenza di rendere non solo la lettera ma anche lo spirito e lo stile di scrittura di chi si sta traducendo (che con tutti i tagli lo stile è ormai andato giù per lo sciacquone). Una specie di raptus interpretativo che rende la versione italiana ancora più diversa da quella originale, e senza alcuna ragione.
Faccio un semplice esempio dalla prima pagina:

[Jason Hutchins riceve una telefonata notturna]
Jason Hutchins’s first thought was that Lucy’s mother had suffered another breakdown. The woman was apparently given to nervous collapses, and the family always called Lucy. Teresa, also awakened by the call, raised an arm in protest, then pulled a pillow over her head.

Questa la traduzione di Urania:

La prima cosa che venne in mente a Jason Hutchins fu che la madre di lei avesse avuto un'altra crisi isterica; ne andava particolarmente soggetta, e i familiari scaricavano sempre il peso su Lucy. Sua moglie Teresa, svegliata dallo squillo, prima agitò un pugno in segno di protesta, poi si coprì le orecchie con il cuscino.

Nell'originale Teresa, e non è detto nell'occasione che sia la moglie, alza un braccio in segno di protesta, che è una cosa normale per chi è disturbato durante il sonno ed è ancora mezzo addormentato, mentre nella traduzione agita un pugno in segno di protesta, che è invece un'azione decisamente più violenta ed intenzionale, che dovrebbe far presupporre un rapporto non tanto tranquillo tra i coniugi, mentre di ciò non vi è traccia. Perchè quindi forzare la traduzione, quando quella letterale è perfetta?

Un esempio di come si travolge il senso anche a causa di piccoli tagli, è questo brano che viene subito dopo:

It was at times like this, when he conceded that SETI was essentially a religious exercise, that it took a leap of faith to sit down each day in front of the screens and pretend something might actually happen, that he wondered why he hadn’t looked for a career that would provide at least the opportunity for an occasional breakthrough. Whole generations of true believers had manned the radio telescopes, some in orbit, some on the back side of the moon, a few on mountaintops, waiting for the transmission that never came. They joked about it. Waiting for Godot. I know when it happens, I’ll be at lunch. “I do it for the money,” he told people when they asked.

che diventa:

Così, piano piano, il progetto SETI era diventato una specie di religione per adepti: ci si sedeva ogni giorno di fronte agli schermi e si faceva finta di credere che qualcosa potesse davvero succedere. A quel pensiero Jason si chiedeva sempre perchè non si fosse scelto un mestiere che desse anche solo una minima possibilità di successo. Se qualcuno gli chiedeva perchè si incaponisse a cercare extraterrestri, rispondeva: "Per denaro".

Quella che era evidentemente una battuta (lo faccio per denaro), diventa invece un'affermazione fattuale e senza alcuna giustificazione, e il taglio stravolge completamente il senso della frase, oltre a far perdere del tutto la sensazione di speranza ormai quasi delusa che l'originale, nella sua stringatezza, rendeva invece completamente.

Dopo aver confrontato solo piccole parti dell'originale con la versione di Urania, l'unico commento che mi sento di fare è che i lettori italiani non stanno leggendo il romanzo di Jack McDevitt, ma una versione completamente diversa dovuta alle fantasie del traduttore e al limite di pagine che l'editore gli ha imposto.

Dopo lo scandalo del taglio al romanzo premio Hugo Alla fine dell'Arcobaleno di Vernon Vinge e le feroci polemiche che ne erano seguite, non mi aspettavo un altro sconcio del genere così presto. Ormai Urania è tornata alle sue peggiori abitudini, e non si può più averne fiducia.

Peccato, perchè il panorama italiano della fantascienza non è squallido, ma semplicemente non esiste.

Torna a: elenco mesi - SF&Fantasy - Home Page