Vernor Vinge

Alla Fine dell'Arcobaleno

ed. Urania 2010 (Rainbows End-2006)

Ci sono molti modi per viaggiare nel tempo: uno, completamente inedito, consiste nel ritrovare la memoria dopo anni di semi-incoscienza dovuti al morbo di Alzheimer. E quello che succede a Robert Gu, sbalzato nella San Diego del 2025, dove una sofisticata tecnologia informatica costituisce ormai l'interfaccia del mondo. I vecchi, ingombranti computer non esistono piu ma qualcuno pensa di inserirsi nelle nuove connessioni individuali, minando la realta alla radice. Robert Gu si trova immischiato in una pericolosa partita dalla quale potranno salvarlo, forse, solo una ragazza di tredici anni e il misterioso personaggio che appare ad alcuni sotto la forma di ... coniglio.

Dopo Universo Incostante (A Fire Upon the Deep) premio Hugo 1993, Quando la Luce Ritornerà (A Deepness in the Sky) premio Hugo 2000, questo Alla Fine dell'Arcobaleno, premio Hugo 2007, è il terzo romanzo di Vinge che viene insignito della massima onorificenza della SF. Tra il secondo ed il terzo premio ci sono due Hugo ricevuti nel 2002 e nel 2004 per due romanzi brevi: Tempi Veloci a Fairmont High (Fast Times at Firemont High) e I Simulacri (The Cookie Monster).
Il primo racconto è contenuto nella raccolta Tutti i Racconti, di cui ho già parlato, mentre il secondo è stato pubblicato dalla
DelosBooks come volumetto individuale e promosso nell'occasione a romanzo.
Aspettavo con una certa voglia questo ultimo vero romanzo, perchè il racconto su cui si sarebbe basato mi era piaciuto molto, ed ero anche curioso di capire come poteva concretizzarsi in una storia completa, con il respiro narrativo necessario, questa nuova direzione della fantasia di Vinge. Inventore della
singolarità tecnologica, che è alla base dei suoi primi due romanzi di successo, e che ha avuto sviluppo non solo nella narrativa fantascientifica (vedere i romanzi di Stross a riguardo), ma anche nell'analisi scientifica del nostro possibile futuro, in Tempi Veloci a Fairmont High Vinge dipinge un molto più immediato futuro, che potrebbe in effetti evolvere verso la sua famosa singolarità, ma anche invece portare ad una totale involuzione della società umana. Ero quindi in attesa di conoscere come secondo Vinge avrebbe potuto risolversi questo dilemma.
Onestamente non pensavo che l'attuale indifferenza dell'editoria italiana verso la fantascienza arrivasse ad ignorare completamente Vinge ed il suo ultimo romanzo, pure vincitore dell'Hugo. Ma a questo siamo arrivati. Avevo visto come una insperata fortuna l'acquisto dei diritti di pubblicazione da parte di Urania, anche se i miei dubbi sull'efficacia di una collana che si vende solo in edicola, e solo il numero del mese, con i numeri precedenti praticamente introvabili anche nel corso del mese di uscita stesso, sono sempre dei dubbi giganteschi. In ogni caso, come avevo detto in occasione delle presentazioni di precedenti numeri di Urania, almeno la possibilità di leggere della buona fantascienza era resa ancora possibile.
Ma questa volta è successa una cosa che, se era normale nei vecchi tempi dell'Urania di trenta o quaranta anni fa, e che era una delle ragioni per cui non ho mai amato questa collana, pensavo fosse ormai stata del tutto messa nel dimenticatoio, dato che si tratta di una operazione di cui ci si può solo vergognare: tagliare un romanzo per "adattarlo" ad un numero massimo di pagine predefinito. Nel caso specifico di questo
Alla fine dell'Arcobaleno sono "saltate" circa 60 pagine, che fanno una differenza significativa, alla faccia delle dichiarazioni editoriali di non aver tagliato niente di sostanziale.
Dopo aver scoperto questa palese violazione di ogni patto tra editore e lettore, mi spiego certe sensazioni provate durante la lettura del romanzo, sensazioni di aver perso qua e là qualcosa, di non capire bene le connessioni temporali tra diversi avvenimenti. Sensazioni che avevo inizialmente addebitato,negativamente, allo stile di scrittura di
Vince, molto veloce e quasi frenetico, coerente con lo stile di vita del mondo "totalmente connesso" che cercava di descrivere. In realtà la traduzione ha "limato" aggettivi e descrizioni dove ha potuto, ma alla fine ha dovuto inevitabilmente rendere zoppicante l'intera narrazione.
E questa è una cosa che non può essere fatta senza essere dichiarata a priori, accettando le conseguenze di perdita di lettori che inevitabilmente ne consegue. Per me
Urania è ora tornata ad essere quella che era anni fa, una collana di romanzi qualche volta buoni ma del tutto inaffidabile, sia sulla qualità delle scelte che sulla qualità della presentazione delle singole opere. Se continuerò a leggerne qualche esemplare, sarà però sempre con il sospetto che mi stiano truffando, e con la sicurezza che sia vero abbastanza spesso.
Tornando al romanzo di
Vinge, e dimenticando le critiche che sono con ampia probabilità dovute al drastico taglio effettuato in traduzione, devo dire che è un storia che ha sicuramente meritato il premio Hugo, una visione del futuro che, anche se con non molti spunti originali, è però più concreta e quasi verosimile rispetto a molte altre descrizioni del mondo della rete globale. E' qualcosa di più di Isole nella Rete, anche se manca la visione generale della politica economica che il romanzo di Sterling presenta, perchè fa un passo avanti nel concetto del controllo sociale attraverso virus informatici in un mondo totalmente connesso, e perchè presenta in modo immediato, coinvolgente e diretto cosa significa la connessione totale e come non se ne possa più fare a meno dopo averla provata. Una forte generalizzazione, ma molto razionale, della tendenza già in atto con gli smartphone e la dipendenza da connessione che ormai ha coinvolto molti, me compreso.
Presenta dei personaggi e delle situazioni che non è difficile immaginare possano realizzarsi davvero, pur nella loro apparente assurdità, perchè quel mondo è sì immaginario ed esagerato, ma forse è giusto dietro l'angolo.
Però, nella sua ampiezza e complessità di narrazione, mi è un poco mancata l'emozione ed il coinvolgimento che avevo provato nel leggere
Tempi Veloci a Fairmont High. Spero non dipenda anche questo dalle 60 pagine mancanti.

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