Paolo Bacigalupi

La Ragazza Meccanica

Ed. Multiplayer (2014) (The Windup Girl 2009)

Bangkok: Anno Zero del crack energetico. Cosa succede quando le calorie diventano la valuta corrente? Quando le bio-tecnologie si trasformano in uno strumento utilizzato dalle aziende per incrementare i profitti, e quando la deriva genetica del bio-terrorismo spinge l’umanità sull’orlo di un’evoluzione post-umana? Paolo Bacigalupi, vincitore dei premi letterari Hugo e Nebula, risponde a queste domande con uno dei romanzi di fantascienza più acclamati del ventunesimo secolo. Anderson Lake è l’uomo di punta della compagnia AgriGen Calorie in Thailandia. In incognito come amministratore di un impianto, Anderson setaccia i mercati di Bangkok alla ricerca di cibi considerati estinti, con la speranza di razziare il bottino delle calorie perdute della storia. Ed è qui che si imbatte in Emiko…Emiko è la Ragazza Meccanica, una creatura strana e meravigliosa. È una Neo Persona, non è umana: è un essere costruito in laboratorio e programmato per servire e appagare gli appetiti di un uomo d’affari di Kyoto, ora abbandonata nelle strade di Bangkok. Per alcuni creature senz’anima, per altri addirittura demoni, le Neo Persone sono schiavi, soldati e giocattoli per i ricchi, in un agghiacciante futuro prossimo in cui le aziende caloriche dominano un pianeta minacciato dagli oceani, l’età del petrolio è finita e gli effetti collaterali delle malattie portate dall’ingegneria genetica si diffondono ormai in tutto il mondo.

Paolo Bacicalupi è un autore di fantascienza che, nonostante il nome, è americano che più americano non si può. La sua considerazione nell'ambiente letterario della fantascieza è in rapida ascesa e da tempo volevo leggere qualche suo romanzo. Avevo raccolto i suoi romanzi e molti racconti, in lingua originale, ben classificati e controllati, ma non mi decidevo mai a leggerli. Alla fine anche la stagnante editoria italiana ha avuto un sussulto di orgoglio ed è riuscita a presentare questa traduzione di The Windup Girl, e io ho finito per leggere la versione italiana, per comodità come spiegherò poi.
Le ragioni per cui non ho iniziato prima la lettura sono diverse. A parte ovviamente le tantissime cose che avrei voluto leggere e il tempo per farlo che non è mai stato sufficiente (ma ho fortemente recuperato nell'ultima estate), c'erano anche delle perplessità che mi hanno fatto passare avanti altre letture. Innanzitutto leggere in lingua originale un nuovo autore è sempre un'incognita: la lettura può filare via liscia e soddisfacente o può arrotolarsi in un continuo ricorso al dizionario (qui l'ebook reader potrebbe aiutare molto, ma troppo spesso le parole per cui ho bisogno di aiuto non sono nemmeno contenute nei dizionari elettronici, e inoltre quasi sempre non è la singola parola che importa, ma il suo significato nel contesto, che richiede dizionari più imponenti) rendendo la lettura ben poco soddisfacente. Per cui una certa cautela indotta anche dalle informazioni sull'autore raccolte in rete: vissuto a lungo nel sud est asiatico, ne conosce perfettamente i costumi, e nei suoi romanzi usa abbondantemente parole e concetti tipici della zona. Onestamente, quando ho potuto lasciare il compito di gestire il tutto ad un traduttore professionista, ne ho approfittato ben volentieri. Inoltre i giudizi che potevo raccogliere dai lettori di lingua inglese erano contrastanti: da ampiamente positivi, a molto dubbiosi, principalmente per un eccesso di "raccontato", cioè di narrazione indiretta, rispetto al "mostrato", cioè la illustrazione di azione, di eventi diretti.
Lo scontro tra "mostrato" e "raccontato" è un vecchio dissidio che domina il giudizio dei romanzi "di genere", cioè tipicamente mistery e fantastico nelle loro varie esplicazioni. E' però abbastanza riconosciuto che per queste categorie di romanzi il "mostrato" debbe prevalere, per tenere agganciata l'attenzione del lettore ed aiutarlo a superare l'incredulità nei riguardi dei fatti narrati.
Dopo averlo letto, devo convenire che alcune delle critiche avevano delle ragioni oggettive su cui basarsi. L'inizio è sicuramente molto ricco di parti raccontate, sia come lunghi ricordi dei vari Punti di Vista (PoV), che sono diversi ma non troppi da perderne il controllo, sia come spiegazioni dell'osservatore onnisciente che appare forse troppo spesso. Come in altre situazioni analoghe, la ragione è nella complessità ed estraneità dello scenario che Baciglupi ci sta presentando, per cui è "costretto" ad abbondare nel raccontato, fino a sfiorare l'infodump (eccesso di informazioni non strettamente necessarie). Sicuramente sarebbe stato meglio se avesse saputo trovare una soluzione diversa e più diretta, ma se penso ad altri autori che si sono trovati di fronte ad un problema analogo e hanno evitato di abbondare in ricordi e osservatore onnisciente, non posso che osservare che tutti hanno dovuto allungare massicciamente la narrazione per far capire completamente l'ambientazione attraverso l'azione diretta dei personaggi, con la trilogia quasi un punto di minimo assoluto. Volendo rimanere in un volume unico, di dimensioni ampie ma non esagerate, è difficile trovare una soluzione diversa. Però indubbiamente alcune parti risultano un po' pesanti, e anche l'uso di alcuni termini tailandesi è fastidioso.
Ma poi, con il proseguire della storia, con l'ambientazione generale ormai consolidata, la narrazione scorre decisamente meglio, e devo dire che a me il romanzo è piaciuto molto.
Per quanto riguarda la gestione dei PoV Bacigalupi segue quella che, credo da Martin in poi, sta diventando sempre più la moda: un racconto corale di molti Punti di Vista alternati da un capitolo all'altro. Non sono sicuro che sia stato Martin il primo ad usare questa strategia narrativa, ma è sicuramente stato quello che l'ha fatta diventare di moda. Ora molti autori specialmente Fantasy, dove i personaggi abbondano, cercano di seguire questo modalità narrativa, ma non tutti con un risultato davvero soddisfacente. Bacigalupi secondo me si posiziona a metà classifica, perché usa bene i suoi, non troppi, PoV, ma cade troppo spesso nella trappola dell'Osservatore Onnisciente, e qualche volta esagera nell'immersione nei pensieri del PoV, scivolando in un evidente infodump. Però stiamo parlando del suo primo romanzo, anche se preceduto da molti racconti, e quindi magari non ancora in grado di gestire al meglio questo aspetto.
L'ambientazione mi è piaciuta davvero molto, ed è stata resa bene, eccesso di descrizioni e infodump a parte, con una buona dose di evidenze mostrate attraverso l'azione dei personaggi. La crisi energetica è vissuta attraverso il ritorno dei risho e delle biciclette di ordinanza, il contingentamento del metano e quindi il suo mercato illegale, lo sviluppo di tecnologie innovative per l'accumulo di energie con il tocco del computer a pedali, ma è l'esplosione anche fuori controllo delle tecnologie biologiche che è l'argomento fondamentale del romanzo. Non solo nel campo alimentare, che è poi il tema principale e la base del nucleo centrale della storia, ma anche nei settori collaterali, con lo sviluppo di animali geneticamente adattati ad un massimo rendimento meccanico (anche se qui probabilmente con una seria analisi scientifica qualche errore si potrebbe trovare). Lo sviluppo delle multinazionali caloriche (questo termine per la misura dell'energia incomincia ad essere usato in ambienti specialistici, e forse Bacigalupi ha solo anticipato la sostituzione del Barile di Petrolio come unità generica di energia) ma sopratutto l'incapacità di controllare la mutazione genica, che passa da essere uno strumento utile ad essere assolutamente indispensabile ma anche estremamente pericoloso.
Un romanzo ricco di spunti, molti probabilmente già presenti nei racconti che lo hanno preceduto e che non ho letto, non ultimo dei quali la creazione dei Neo-Umani, come la ragazza del titolo, cioè degli esseri sostanzialmente umani, completamente programmati nel loro codice genetico, e con difetti volutamente introdotti per rendere evidente la loro natura, che accompagnano discretamente lo sviluppo della vicenda, fino al finale che non è una fine. E forse è un inizio.

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