Michael Moorcock

Il Mastino della Guerra

ed Nord 1984 (The War Hound and the World's Pain 1981)

Siamo al tempo della guerra dei trent'anni, forse il periodo piu brutto e apocalittico della storia dell'Europa. Graf von Bek, mercenario di pessima reputazione, diserta i suoi soldati dopo 'improwiso scatenarsi della peste e si ritrova a vagare per una cupa foresta al cui cuore risiede un castello ricco e desolato. Un rifugio sicuro? No di certo: perché il signore del castello altri non è che Lucifero in persona, e il signore delle tenebre gli ha permesso l'accesso soltanto perché vuole offrirgli un insolito patto. Il Diavolo vuole riguadagnarsi il suo posto in Paradiso, e per attenerlo deve trovare la Cura per il Dolore del Mondo. Von Bek è l'uomo che egli ha scelto per compiere questa impresa quasi impossibile: se von Bek avrà successo in questa ricerca Lucifero rassegnerà ogni diritto sulla sua anima persa . Comincia così una spendida avventura attraverso l'Europa del diciassettesimo secolo in tutta la sua truculenta, sanguinosa, terribile grandezza, e poi attraverso una strana e fantastica terra dì mezzo che sta tra il Cielo e l'Inferno ed è dimora di meravigliose creature mitologiche e demoni e mostri di tutte le forme. Un romanzo originale e bellissimo, violento e al tempo stesso romantico; il capolavoro fantastico dell'autore del celebre ciclo di Elric di Melniboné.

Di Moorcock avevo già parlato presentando le raccolte dei racconti del suo eroe più famoso, Elric di Melniboné. Da quella presentazione appare evidente che io non abbia mai apprezzato molto Moorcock, pur riconoscendogli una certa originalità nel mondo dell'eroic fantasy, ed una qualità di scrittura che lo pone un gradino più sù dei suoi contemporanei e precedenti. Perché allora questo ritorno ad un autore non tanto amato?
Perché sul blog
Plutonia Experiment di Alessandro Girola, che leggo abbastanza frequentemente, è recentemente apparsa una recensione decisamente positiva di un romanzo di Moorcock, proprio il qui presente Il Mastino della Guerra. Romanzo definito ormai introvabile ma che ha il suo bravo posto nella mia libreria. Ho voluto rileggerlo, dato che non ne era rimasta traccia significativa nei miei ricordi, per vedere quale sarebbe stata invece la mia reazione ad una rilettura fatta oggi, quando sono molto diverso per sensibilità individuale, per esperienza di lettura ma sopratutto per sensibilità alla qualità di scrittura.
Dopo questa rilettura devo osservare che condivido solo parzialmente il giudizio positivo di
Girola, perché l'innovazione di tema che Moorcock sembra introdurre in questo romanzo a me sembra solo apparente. Il tema principale di tutte le serie meggiori di Moorcock è la lotta del Bene contro il Male, attraverso l'azione di campioni umanamente imperfetti, che lottano per il Bene anche se spesso a loro insaputa ma sono essi stessi un groviglio di contraddizioni, con aspetti che possono facilmente essere ascrivibili al Male.
Quindi perché non portare il meccanismo logico al suo estremo e pensare al Male estremo, il nemico di Dio per autonomasia, che ha un conflitto interiore e si pone lui stesso le domande che i vari campioni di
Moorcock si sono posti sul significato delle loro azioni? E quindi la possibilità che il Male possa alla fine richiedere il perdono e la riammissione nel Bene?
Ovviamente non tutti gli esponenti del Male sarebbero consenzienti a questa richiesta, e ci sarebbe lotta per impedire la richiesta stessa, che se assume la classica espressione di una Quest da parte di un eroe umano dedito al Male, ma anche lui interessato a liberarsi del fardello che ciò comporta, specialmente in vista di poter conquistare una vita in comune con una splendida fanciulla, forma l'argomento dell'intero romanzo.
Scritto nel classico stile semi aulico di
Moorcock, è indubbiamente una rottura della struttura tipica dei romanzi eroic fantasy, ma fino ad un certo punto, riproducendo sostanzialmente le stesse dinamiche solo trasportate ad un livello superiore, dove il Bene e il Male sono rappresentati dai loro assoluti, anche se con tanti, troppi, aspetti di debolezza umana. Non c'è quindi nessuna tematica veramente innovativa, nessuno stile diverso dal solito, ma semplicemente una trama semplice ma ben sviluppata nel solco delle problematiche tipiche di Moorcock.
Tutto sommato, poche ore di lettura piacevole ma senza particolare significato, e anche le trovate della trama non vanno molto oltre la normalità del genere, seppure con qualche piccolo tocco innovativo che è sempre stata la caratteristica di
Moorcock.

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