Angus Wells

I Signori del Cielo

ed. Nord 1996 (Lords of the Sky-1993)

Che cos'è un popolo senza memoria? Meno ancora dell'ombra di sé stesso. Ecco perché a Dharbek esistono gli Mnemonikos, cui è affidata la memorizzazione e tradizione orale della storia e dei miti. E Daviot non poteva che diventare uno di essi dopo che la visione di un vascello volante dei cavalieri Kho'rabi - il braccio armato degli stregoni di Ahn-feshang aveva così colpito la sua fantasia che, di quell'incontro, aveva dimostrato di ricordare vividamente ogni attimo, ogni dettaglio. Ma gli Mnemonikos viaggiano attraverso il paese, vedono mille cose e così Daviot scopre l'ingiustizia e la sopraffazione su cui si regge l'equilibrio del suo mondo: scopre i Mutati - animali antropomorfizzati fino alle soglie della condizione umana, ma utilizzati come schiavi - e comincia a dubitare perfino della santità del perenne conflitto con i Kho'rabi, che aveva dato sempre per scontato. Ma la via che porta alla pace è solitaria e dolorosa, tolto un pugno d'amici e una donna che lo ama: è la via di un rinnegato.
Troverà Daviot le risposte che cerca? Quello che è certo è che esse sono nell'estremo nord, dove si sono ritirati i Signori del Cielo, i Draghi, diventando leggenda nella terra di Dharbek.
Dopo l'exploit dell'appassionante trilogia di Tezin-dar, torna Angus Wells in grande forma, con un'opera memorabile, che metterà a dura prova la vostra capacità di immaginare!

Qualche settimana fa su aNobii, in un gruppo dedicato alla letteratura Fantasy, è stata aperta una discussione sulle opere di Angus Wells. Gli intervenuti sono stati estremamente pochi, perchè evidentemente Wells non è un autore molto conosciuto, e io stesso mi ricordavo troppo poco per poterne dare un giudizio. Sono andato allora a riscavare questo I Signori del Cielo per rileggermelo, dato che avevo un ricordo vago ma abbastanza positivo della prima lettura di circa 15 anni fa. Il risultato è questo consiglio di lettura.
Non siamo sicuramente in presenza di un capolavoro, poichè è pieno di difetti e punti deboli, e anche la trama, che è il suo pregio maggiore, avrebbe potuto sviluppare decisamente meglio alcuni spunti che invece vengono lasciati morire senza quasi una vera considerazione. Mi riferisco in particolare alla motivazione di base per la stessa esistenza della classe degli
Mnemonikos, cui appartiene il protagonista Daviot. Un mondo senza scrittura, in cui tutte le conoscenze devono essere trasmesse oralmente, e in cui alcune persone hanno un talento naturale per ricordare ogni cosa, ogni dettaglio, poteva essere un argomento ricco di conseguenze sia sociali che culturali, ma Wells si limita a pochi accenni con l'unico scopo di giustificare la posizione ed il ruolo di Daviot. In questo romanzo Wells affronta invece principalmente due temi "sociali", il più importante dei quali è l'esistenza ed il trattamento dei cosiddetti Mutati, cioè animali trasmutati per mezzo della magia in esseri praticamente umani, ma considerati sostanzialmente degli schiavi. La scoperta da parte di Daviot della loro umanità, della loro possibilità di convivere completamente alla pari con gli esseri umani fino a formare coppie ben amalgamate, e del loro segreto di uno stato indipendente di soli Mutati, conosciuto e tollerato per opportunismo dalle alte gerarchie ecclesiastiche di Dharbek ma pronto ad innescare una sanguinosa rivolta, ed il problema conseguente che Daviot è costretto ad affrontare di come poter arrivare ad una struttura sociale meno squilibrata, rappresenta il tema dominante dell'intero romanzo. Il secondo tema è affrontato in un modo più sfumato, ma è altrettanto importante nello sviluppo della storia, e riguarda i rapporti con i Kho'rabi, i loro ancestrali nemici che periodicamente invadono Dharbek su gigantesche macchine volanti guidate dalla magia, ma che in realtà sono gli originali abitatori di quelle terre scacciati con la forza dai Dhar provenienti da terre molto più inospitali. Come far fronte al loro "legittimo" desiderio di vendetta è un altro problema che Daviot si trova ad affrontare.
Problemi che deve affrontare prima come questioni morali difficili da risolvere, ma poi più direttamente come aspetti politici, quando si troverà in grado di condizionare i destini del mondo, e questo avverrà quando riscoprirà i
Draghi, considerati leggende di un lontano passato ma che invece hanno ancora un riscontro reale. I draghi di Wells sono ben descritti fisicamente, senza troppe inconsistenze logiche ma anche senza troppi dettagli che le possono far nascere, con il contatto telepatico con gli umani che è abbastanza uno stereotipo del rapporto con animali intelligenti, e richiama facilmente precedenti come l'orso Gorm de Il Viaggio di Hiero di cui ho parlato di recente, ma sopratutto il ciclo dei Dragonieri di Pern della McCaffrey.
Dal punto di vista della tecnica narrativa questo voluminoso romanzo presenta diversi difetti, che spesso passano inosservati, ma che in alcune parti sono piuttosto sgradevoli. Il romanzo è scritto quasi completamente in prima persona, basato sul Punto di Vista (PdV) di
Daviot, ma alcuni capitoli sono in terza persona ed il PdV è quasi sempre di Rwyan, la maga a cui si è legato sentimentalmente ed emotivamente e che finirà per essere la sua compagna. Il racconto in prima persona offre dei vantaggi, ma è di difficile gestione, e Wells riesce a barcamenarsi con il minimo della decenza, sprofondando fin troppo spesso in lunghi infodump, cioè pseudo ricordi che servono solo a dare informazioni sulla situazione o sulla storia passata, evitando sì il Narratore Onniscente che interviene senza ragione ad interrompere lo svolgimento della vicenda, ma risultando in ogni caso in un avanzamento lento della stessa con un eccessivo predominio delle emozioni personali del protagonista. Anche se le scene di azione sono descritte con adeguatezza, l'eccessiva quantità di ricordi, sensazioni personali e meditazioni sui fatti avvenuti o da avvenire non è del tutto soddisfacente, e rende abbastanza inutili molte decine delle 800 pagine del romanzo.
La magia che ha così grande parte nella vicenda è molto poco giustificata, sembrando legata più agli effetti di alcuni cristalli che a delle capacità umane, e le ragioni per cui alcuni siano in grado di focalizzare energia nei cristalli ed altri no non sono affatto chiarite. Anche in questo aspetto sembra che
Wells si richiami banalmente ad esempi anteriori, in particolare al ciclo di Darkover, ma poichè viene detto molto poco su questo aspetto che dovrebbe essere invece fondamentale, non è facile fare chiari riferimenti. Rimane il fatto che dello scontro magico tra i maghi Dhar e le loro controparti Ahn non si riesce a capire completamente i meccanismi ed i suoi limiti.
Detto questo, devo però ammettere che la trama è tutto sommato molto ben costruita, la tensione narrativa della vicenda rimane abbastanza alta per tutto il lungo romanzo, e la psicologia dei personaggi principali, anche se risultano un po' rigidi nella loro caratterizzazione, è abbastanza ricca e capace di evolvere, con qualche fatica, nel corso della narrazione. Dei temi sociali ho già detto, e sono l'aspetto più curato della vicenda. Il finale ottimista e un poco melodrammatico è comunque molto ben scritto.
Nonostante i tanti anni passati, e i difetti che ho descritto, ritengo che sia un romanzo degno di essere letto ancora oggi. O forse proprio oggi, per confrontarlo con tanti obbrobri nostrani così facilmente esaltati.

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