Jacqueline Carey

La Triologia di Kushiel

Il Dardo e la Rosa
La Prescelta e l'Erede
La Maschera e le Tenebre

ed. Nord 2005 (Kushiel’s Dart-2001)
ed. Nord 2006 (Kushiel’s Chosen-2002)
ed. Nord 2007
(Kushiel's Avatar-2003)

Terre D'Ange: un regno fondato dagli angeli e popolato da individui in cui una bellezza mirabile si accompagna a un’incondizionata libertà fisica e mentale. Un unico precetto guida infatti le Tredici Case che lo dominano: Ama a tuo piacimento…
Abbandonata dalla madre in tenera età e destinata quindi a servire in una delle Case, Phèdre è nata con una piccola macchia scarlatta nell’occhio sinistro. Per molti, un difetto irrimediabile. Per altri, un segno rarissimo e sconvolgente: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le anguissette, coloro che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione. Un marchio che non sfugge al nobile Anafiel Delaunay, che paga il prezzo di servaggio per la giovanissima Phèdre e poi la accoglie presso di sé. Ma Delaunay non intende semplicemente farla diventare una cortigiana perfetta, un ambito oggetto del desiderio per gli uomini e le donne di Terre D’Ange. Vuole soprattutto che lei impari a osservare, ricordare e riflettere, che si trasformi cioè in un’abilissima spia, in grado di rivelargli i segreti sussurrati nell’intimità. Perché il regno è inquieto, agitato da complotti e intrighi che affondano le loro radici in un passato lontano, che Delaunay conosce fin troppo bene, e i pericoli si nascondono dietro apparenze insospettabili… Confidando unicamente sul coraggio e sulla determinazione, Phèdre sarà dunque costretta a trovare il suo posto in un universo dove tutti – amici e traditori – indossano la stessa maschera e parlano in modo suadente, dove un singolo gesto o una semplice parola possono fare la differenza tra la vita e la morte. E non avrà che una sola possibilità per difendere ciò che ha più caro…

Audace e indipendente, Phèdre nó Delaunay ha lottato a lungo per raggiungere la libertà. Abbandonata dalla madre a quattro anni e deputata quindi a servire in una delle Case, Phèdre ha infatti capovolto il suo destino, diventando non soltanto una delle cortigiane più ammirate di Terre D’Ange, ma anche un’abilissima spia. E, grazie alle sue capacità, è riuscita a salvare il proprio Paese dalla rovina e a sconfiggere una nemica formidabile, l’affascinante nobildonna Mélisande Shahrizai, che, dopo essersi sottratta alla condanna a morte, ha trovato rifugio nella repubblica della Serenissima. Quando però Mélisande fa consegnare a Phèdre – nella tenuta di Montrève in cui lei si è ritirata – un mantello sangoire, la giovane non ha dubbi sul significato di quel gesto: nel cuore di Terre d'Ange vive un traditore, qualcuno così vicino al trono da poterlo toccare, e lei è l’unica in grado di fermarlo, sempre che accetti la sfida lanciata dalla nobildonna, abbandonando l’uomo che ama e calandosi di nuovo in un mondo in cui gli inganni e i tradimenti sono moneta corrente… Ma in gioco c’è il destino di un popolo e Phèdre non può esitare: tenterà ancora una volta la sorte, ben sapendo che il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo. Perché il dolore del corpo non è nulla in confronto al dolore dell’anima…
Vivacissimo quadro di un universo animato da pirati e cortigiani, cavalieri e poeti e percorso da una raffinata vena sensuale, La prescelta e l’erede è un romanzo avvincente, che ha il respiro delle grandi epopee ed è illuminato da un’eroina conturbante e indimenticabile.

Phèdre nó Delaunay non è soltanto una delle cortigiane più ammirate di Terre D’Ange, ma anche un’abilissima spia, che in diverse occasioni ha messo a repentaglio la propria vita per proteggere il regno. Ed è per questo che la sua antica nemica e traditrice, Mélisande Shahrizai, si affida a lei quando suo figlio viene rapito per favorire gli oscuri intrighi di un pretendente al trono della corte angeline. Il legame ambiguo che unisce le due donne induce Phèdre ad accettare il pericoloso incarico, perché lei sa di poter contare sull’amato Joscelin, il cavaliere che conosce la sua natura di anguissette - persone che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione - e che non è mai venuto meno alla promessa di proteggerla e servirla.
Eppure Joscelin adesso deve superare una prova durissima: Phèdre infatti non hai mai dimenticato Hyacinthe, l’uomo che dieci anni prima ha rinunciato alla propria libertà per salvarle la vita, ed è decisa a superare qualunque ostacolo pur di ripagare il sacrificio dell’amico. Phèdre e Joscelin si apprestano perciò ad affrontare un lungo e insidioso viaggio, che li condurrà verso corti sfarzose e regni decadenti, terre favolose e mari infiniti. E verso un potere così grande che nessuno osa nominare…

Quando era stato pubblicato il primo romanzo di questa triologia avevo letto la presentazione ed avevo evitato di comperarlo, perchè una specie di fantasy basato su una masochista addestrata ad essere una "cortigiana" di alto livello, che diventa poi anche una spia che ottiene informazioni soddisfacendo le fantasie sadiche dei vari potenti non mi sembrava un'idea che potesse produrre una storia interessante. Poi sono usciti gli altri romanzi, e le opinioni che leggevo erano sempre positive. Alla fine ho deciso di provare a leggere questa storia, e il risultato è che ora la presento qui consigliandone la lettura.
Sicuramente non è un capolavoro, non è assolutamente all'altezza di Eriksonn o Martin e nemmeno di Campbell o Miéville, ed ha anche evidenti difetti di stile, ma presenta aspetti originali che vanno ben al di là del contenuto erotico che sembrerebbe dominante dalle recensioni che avevo letto inizialmente. Il mondo che viene descritto è molto ben pensato in tutti i suoi particolari, sufficientemente vicino a quello storicamente esistito nel nostro passato da essere in buona parte riconoscibile, ma con una adeguata dose di differenza, ben spiegata nel corso della narrazione, da incuriosire e mantenere l'attenzione sempre attenta ad ogni particolare. Una profonda conoscenza dei miti e delle religioni dei popoli europei permette alla
Carey di elaborare una sua personale visione di un mondo come sarebbe stato se alcuni di quei miti, ed altri di invenzione della Carey stessa, fossero stati reali. Una storia che si lascia leggere volentieri, che ha momenti di tensione narrativa anche di ottimo livello, ma con punti deboli spesso molto evidenti.
Incomincio dai difetti, e dall'inizio della triologia.
Il mondo che ci presenta la
Carey ha moltissimi aspetti dell'Europa medioevale e rinascimentale, anche se mescolati in modo poco tradizionale, e quindi non è un mondo difficile in cui immedesimarsi, ma presenta anche aspetti inconsueti che devono essere capiti, aspetti che fanno davvero la differenza tra la nostra realtà storica e il mondo di fantasia in cui ci apprestiamo ad entrare. Purtroppo la Carey non ci fa incontrare questi aspetti originali attraverso l'azione dei personaggi, non ce li fa scoprire poco alla volta nel dipanarsi della storia viva, ma sceglie di iniziare il racconto con il ricordo da parte di Phèdre della sua infanzia e di tutte le traversie passate, attraverso cui rendere note al lettore gli aspetti principali del mondo che ha immaginato. L'intera triologia è basata su un singolo Punto di Vista narrativo, che è Phèdre, e se questo rappresenta un elemento di stabilità del racconto, è anche un forte limite per rendere noti gli aspetti più generali della società in cui Phèdre agisce, dovendo sempre passare attraverso pensieri o colloqui di Phèdre stessa. Il racconto iniziale della propria vita passata non è certamente la scelta migliore che si potesse fare, anche se sicuramente non raggiunge il livello di noia garantito dal primo centinaio di pagine de Il Signore degli Anelli, dato che il buon Tolkien era sicuramente un dotto professore che aveva studiato con certosina cura i miti e le leggende su cui basarsi per i propri romanzi, ma certamente avrebbe dovuto farsi insegnare da qualcuno con migliori capacità narrative come evitare di iniziare il suo romanzo più importante con una lunghissima e soporifera descrizione, che non è il modo ottimale di acquisire lettori. La Carey riesce a contenere il livello di noia della descrizione iniziale, ma in questo difetto ci ricade poi piuttosto spesso, in parte proprio per i limiti del singolo Punto di Vista, ma anche per carenza di tecnica narrativa.
Nel primo romanzo della triologia ci sono molte scene di battaglia, da scontri di massa a duelli singoli, ma la
Carey dimostra di sapere molto poco di tecnica militare per cui, essendone probabilmente ben cosciente, usa sempre delle descrizioni generiche, delle frasi che sembrano voler descrivere qualcosa ma in effetti sono poco più di frasi fatte, e cerca di fornire sopratutto l'aspetto emotivo dell'avvenimento, e non la descrizione concreta dello stesso, che viene normalmente concluso velocemente. Anche le ragioni delle superiori capacità dei cassiliani, tra cui Joscelin, nel combattimento individuale sono poco giustificate, lasciate ad un generico "allenamento fin da piccoli", che dice in realtà ben poco.
Nei due volumi successivi le grandi battaglie di massa scompaiono quasi completamente, e per la superiore capacità cassiliana si cerca di dare qualche dettaglio tecnico, sempre generico e vago, mentre la
Carey rinforza l'aspetto dell'intrigo politico e amoroso, dove si muove sicuramente meglio. La visione del mondo che ha immaginato si amplia sempre più, inglobando, specialmente ne La Maschera e le Tenebre, regioni esotiche e considerate quasi immaginarie sia nell'Europa del romanzo che in quella reale che ne è il modello.
Un problema è che la
Carey non ha sviluppato la sua triologia come una storia unica, divisa in tre capitoli (tra l'altro ben corposi ognuno di loro), ma ha considerato la sua opera come tre romanzi separati, da poter essere letti indipendentemente l'uno dall'altro, e questo ha richiesto, nei due successivi, una continua illustrazione degli avvenimenti precedenti che non è stata affatto gestita in modo soddisfacente. Di fatto ogni volta che si presenta un riferimento a qualcosa del passato, parte un pippone dedicato a ricordare cosa era successo, e la cosa è molto noiosa ed irritante per chi, come me, ha letto i tre romanzi uno dopo l'altro in rapida sequenza. Anche per un lettore occasionale che inizi a leggere uno dei due romanzi successivi non deve essere poi tanto gradevole sentire l'azione interrotta frequentemente da questi insistenti ricordi di cose che, al fine dell'azione in atto, potrebbero anche essere ignorati. Un lettore che inizi da un romanzo successivo dà per scontato che qualche cosa del passato gli sfuggirà, e se vuole continuare la lettura significherà che si sente disposto a fare a meno di capire tutte le implicazioni che le vicende passate possono rappresentare. Ovviamente quello che è importante per la vicenda attuale deve essere detto, ma in un modo che non interrompa la vicenda stessa e non con lo stile del ricordo esplicativo appiccicato di forza appesantendo inutilmente la narrazione. Senza aver avuto la forza di controllare veramente, ho in ogni caso la netta sensazione che la Carey, come se avesse paura di non essere stata abbastanza esplicita, abbia inserito qualche ricordo esplicativo anche più volte nello stesso romanzo.
A partire poi dal recondo romanzo l'aspetto soprannaturale diviene più concreto, con il panteon di dei ed angeli che potevano sembrare anche un'illusione umana prendere invece consistenza e diventare parte attiva della storia. Non è un aspetto che a me piaccia poi tanto, ma in fin dei conti ci può anche stare e può avere i suoi estimatori.
Devo però inevitabilmente osservare che anche l'aspetto erotico e la pulsione masochista che dovrebbero essere l'elemento fondamentale della storia sono alla fine presentati in modo molto modesto e senza molta fantasia. Qualche legaccio e qualche frusta, come se la letteratura non avesse in precedenza già esaminato molto più profondamente questi aspetti della natura umana con risultati molto superiori in termini narrativi ed emotivi. La
Carey sembra da una parte timorosa di essere troppo esplicita, ma dimostra anche di essere abbastanza inesperta della materia su cui vorrebbe basare la sua storia.
Ci si potrebbe allora chiedere perchè, dopo tutte queste critiche, io abbia consigliato la lettura di questi tre romanzi.
Prima di tutto perchè non c'è poi di molto meglio in giro, anche in campo internazionale, dove qualche perla ogni tanto appare, ma che trova sempre più difficoltà ad essere tradotta in italiano, dato che da noi il Fantasy è diventato sinonimo di romanzetti per ragazzi ignoranti di cosa significhi qualità narrativa e tipicamente scritti, per ragioni di marketing, da adolescenti con nessuna capacità di scrittura, e si va alla grande solo per mode (ora sta per finire la moda dei vampiri ed incomincia quella degli angeli... magari i romanzi della
Carey potrebbero rientrare in questa ultima moda, se non fosse per il sesso un poco troppo esplicito).
E poi anche perchè la storia ha la sua solidità, è ben pensata e anche ben descritta nei suoi aspetti di intreccio politico-amoroso. E' un mondo interessante, con sfacettature estremamente ben costruite, con personaggi solidi e umanamente completi, a parte qualche piccola esagerazione nelle espressioni emotive. Il coinvolgimento del lettore riesce ad essere molto soddisfacente, almeno lo è stato per me, tanto da compensare i difetti di cui ho parlato prima, che rimangono molto evidenti, ma che lasciano questa opera della
Carey tra quelle più piacevoli da leggere di questi ultimi tempi.

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