Brian Staveley

The Last Mortal Bond

Ed. Tom Doherty Associates 2016

 

The ancient csestriim are back to finish their purge of humanity; armies march against the capital; leaches, solitary beings who draw power from the natural world to fuel their extraordinary abilities, maneuver on all sides to affect the outcome of the war; and capricious gods walk the earth in human guise with agendas of their own.
But the three imperial siblings at the heart of it all—Valyn, Adare, and Kaden—come to understand that even if they survive the holocaust unleashed on their world, there may be no reconciling their conflicting visions of the future.

Capitolo conclusivo della trilogia Chronicle of the Unhewn Throne, dopo Le Spade dell'Imperatore (The Emperor's Blades) e The Providence of Fire. Anche in questo caso, come mi era successo con un altro esordiente nel mondo fantasy, Antony Ryan, le aspettative piuttosto alte dovute ai primi volumi non riescono a rimanere alla stessa altezza nella conclusione. In questo caso il mio giudizio in termini di stelline rimane a quattro, ma solo per un vero pelo.
Qual'è il problema di questo romanzo conclusivo? Prima di tutto, e analogamente alla trilogia dell'Ombra del Corvo di Ryan, perché rende più evidenti i difetti che erano già presenti nei volumi precedenti e che avrebbero potuto essere ininfluenti di fronte ad una ottima chiusura della storia, che però non c'è stata. In questo caso la storia non si chiude bene non perché l'autore non riesca a gestire in modo accurato le tante sottotrame, come nel caso di Ryan, ma perché tutto sommato esagera nell'enfatizzare ogni aspetto, arrivando al punto in cui il sovrannaturale domina completamente la storia, molti personaggi diventano praticamente delle caricature di se stessi, con gli invincibili che non possono perdere mai ed escono ammaccati ma forti e vivi da ogni improbabile scontro, con i "maghi" che ad ogni pagina diventano più potenti e distruttivi, e con una trama che sembra ingarbugliarsi in un intreccio senza possibile soluzione.
Qui interviene anche un mio gusto personale: non mi piacciono le storie dove ai protagonisti principali ogni cosa va sempre più male, in continuazione e con tensione in aumento, sino alle ultimissime pagine dove di colpo la situazione si capovolge per qualche colpo di scena. Non mi piacciono per tante ragioni, ma anche perché non succede quasi mai che in una situazione del genere l'autore riesca davvero ad escogitare una soluzione brillante, logica e soddisfacente, ma normalmente il finale è affrettato, con qualche buco narrativo più o meno evidente, e tanti colpi di scena spesso gratuiti per uscire dalle difficoltà di intreccio in cui lui stesso si è cacciato per aumentare la drammaticità del racconto precedente. Ed è quello che succede anche in questo romanzo.
Non è che gli elementi positivi che avevo visto nei romanzi precedenti siano scomparsi, anzi per certi aspetti sono ancora aumentati e valorizzati, e per questo consiglio ancora la lettura di questo romanzo, con le dovute avvertenze. Il rapporto tra i tre fratelli si complica e si acuisce, per l'impossibilità di ognuno di spiegare agli altri le motivazioni delle proprie azioni, e si vengono a trovare praticamente in lotta fino quasi al finale. Sono personaggi perfettamente descritti per buona parte del romanzo, con le loro motivazioni individualmente giustificate e ragionevoli. Solo nel finale appare un certo eccesso di rigidità non molto più giustificabile, diventando quasi delle maschere che devono conservare l'aspetto che avevano in precedenza. Le scene di azione sono ben descritte e anche il sovrannaturale diventa quasi logicamente comprensibile e accettabile, se non diventasse così tanto predominante.
Il finale è l'aspetto probabilmente più debole di tutta la trilogia, con una successione di colpi di scena che portano ad una soluzione che all'autore deve essere sembrata emotivamente forte tanto da poterci trarre una serie di considerazioni moraleggianti che chiudono il libro. In realtà è una soluzione come un'altra, non derivante dalla razionalità delle azioni precedenti ma solo dai particolari colpi di scena scelti dall'autore, che aveva deciso come la storia doveva finire ma non è stato capace di arrivarci in modo logicamente accettabile anche perché ha voluto far continuamente crescere la tensione narrativa fino proprio alla fine.
Speriamo che Staveley possa imparare a gestire meglio le conclusioni delle sue storie e ci dia dei romanzi migliori di questo.
 

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